TEATRO «Basta aprire un giornale e leggerlo e gli spettri strisciano tra

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TEATRO«Basta aprire un giornale e leggerlo e gli spettri strisciano tra le righe». Leonardo Lidi introduce così alla...

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TEATRO
«Basta aprire un giornale e leggerlo e gli spettri strisciano tra le righe».

Leonardo Lidi introduce così alla contemporaneità di Henrik Ibsen, l'autore su cui ha deciso di lavorare per il suo debutto alla Biennale Teatro con Spettri. Vincitore di Biennale College Teatro - il contest formativo per registi under 30 voluto dal presidente Paolo Baratta - Lidi ha debuttato a Venezia sabato
sera (e replica fino a oggi).
Lidi, perché ha scelto di lavorare su Ibsen?
«Alla Biennale ho una grande opportunità e ho deciso di lavorare su uno degli autori e su uno dei testi che amo di più. Spettri' mi dà la possibilità di far coesistere passato e presente in scena con un occhio sul futuro. Ibsen parla di questi spettri in maniera totale, rivela che ci circondano».
Come ha affrontato il testo?
«Questo è un testo che ho letto da giovane e che ho sentito molto vicino. Ho lavorato su un adattamento e mi sono illuso che Ibsen sia sincero nel ridicolizzarsi sfacciatamente».
Ha spaccato il castello del Lego e lo ha ricomposto incastrando i pezzi anche storti.
«Sono storti perché ho usato gli stessi pezzi e le stesse parole, ma in una costruzione che non ti aspetti».
Cosa significa?
«Ho creato una nuova trama, ho fatto un nuovo montaggio con parole identiche».
Una forzatura di Ibsen?
«Mi ritengo fedele. Cerco di creare un parallelismo totale. È un'operazione drammaturgica. Altrimenti sarei presuntuoso».
Quali i suoi maestri?
«Se devo dire nomi io amo molto la poetica di Enzo Jannacci. Ma di sicuro il mio riferimento principale è il viaggiare e la curiosità mi ha insegnato molto».
Giambattista Marchetto
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Il Gazzettino