È una riabilitazione tardiva quella sancita dal Tar per l'imprenditore Ugo Sandre di San Quirino. L'uomo è deceduto un mese fa, all'età di 51 anni, nel capannone in disuso...
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Tutto era legato a un procedimento penale del 2010, nato da una segnalazione anonima che mobilitò il Noe e finì con il sequestro dell'azienda per un presunto traffico di rifiuti non pericolosi con la Cina. Si trattava di plastica movimentata con il sistema del cosiddetto giro bolla. Sandre chiuse la sua posizione con un patteggiamento: 12 mesi con pena sospesa. È questo patteggiamento che ha fatto scattare l'interdizione antimafia. Un provvedimento che oggi il Tar ritiene ingiusto. La misura di prevenzione, infatti, si applica per persone condannate con sentenza definitiva e per reati gravi come possono essere l'associazione per delinquere o mafiosa. Un patteggiamento con pena sospesa non può impedire l'accesso a posti di lavoro pubblici o privati, nè giustificare il divieto di concesssioni, licenze o autorizzazioni per svolgere un'attività lavorativa. Come era il caso di Sandre.
Il Tar ha pertanto annullato il provvedimento antimafia e condannato il ministero dell'Interno al pagamento delle spese di lite (1.500 euro). La sentenza è stata pubblicata lunedì, un mese dopo il decesso dell'imprenditore di San Quirino.
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Il Gazzettino