Tamponi agli alunni, l'Ulss potenzia i servizi

Tamponi agli alunni, l'Ulss potenzia i servizi
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LA SCUOLA
ROVIGO «Chiedo rispetto per i colleghi e gli altri operatori sanitari morti nello svolgimento della loro professione e in generale per tutti coloro che sono morti anche perché chi di dovere non conosceva l'Abc». Secca la «doverosa replica» di Massimo Pasqualini, segretario provinciale di Rovigo della Fimp, la Federazione italiana medici pediatri, all'affondo del direttore generale dell'Ulss Polesana Antonio Compostella. Che non è stato un caso isolato. Sempre giovedì, anche il dg dell'Ulss Trevigiana Francesco Benazzi ha puntato il dito contro il mancato accordo con i pediatri per l'esecuzione da parte loro dei test rapidi ai propri assistiti. Ma anche una terza voce, e che voce, si è levata per sollevare lo stesso problema, quella del neopresidente Luca Zaia, che a Jesolo, ha stigmatizzato il fatto che scatti il tampone «al minimo accenno di raffreddore». Anche l'altro ieri sono stati 71 i tamponi eseguiti in Polesine a bambini e ragazzi in età scolare, tutti risultati negativi. Dal 15 settembre sono stati 625.

ACCESSO DIRETTO
Per cercare di ridurre disagi e assembramenti, l'Ulss, dal primo ottobre, eseguirà i tamponi con accesso diretto anche nei Punti sanità di Taglio di Po, Castelmassa, Santa Maria Maddalena e Badia. E si lavora per far sì che possano essere eseguiti i tamponi direttamente nelle scuole. I pediatri, che si limitano a seguire i protocolli, e che a Rovigo hanno offerto la disponibilità ad eseguire i tamponi, a turno, in spazi messi a disposizione dall'Ulss per evitare rischi di contagio dei loro ambulatori, non ci stanno a finire nel mirino. E il dottor Pasqualini, risponde così al «nostro dg che con la gestione della pandemia, purtroppo, ha dimostrato di avere le idee un po' confuse».
I PEDIATRI
«Quella dei pediatri di famiglia che rappresento sottolinea - è una categoria compatta di professionisti che non sente la necessità di apparire su social o media: più che ad apparire noi siamo abituati a fare. Ma non è deontologicamente ed eticamente accettabile accusare una categoria perché segue le indicazioni del Ministero della Salute e della Regione, chiedendole di eludere le norme. È sorprendente che dopo mesi che viviamo l'incubo di questa pandemia planetaria non si sia ancora compreso l'Abc che ogni medico dovrebbe conoscere: l'unico strumento che oggi abbiamo a disposizione per fare diagnosi di infezione da Coronavirus è il tampone naso-faringeo. La necessità di farne tanti, come giustamente ci chiedono Ministero e Regione, è legata non tanto alla necessità di una diagnosi differenziale, ma alla sorveglianza per non far partire nuovi focolai. I bambini sappiamo che, per fortuna, sono graziati dal punto di vista clinico, ma non abbiamo dati epidemiologici, ad oggi, per dire che non possono diventare pericolosi portatori per le fasce d'età che questa grazia non hanno la fortuna di avere. Con la riapertura delle scuole dobbiamo fare sorveglianza vera, come correttamente ha fatto fin dalla prima ora la Regione, tamponando tanto, per cercare di non ritornare al lockdown. Faccio un appello ai ragazzi, soprattutto quelli più grandi, che usciti da scuola abbandonano la mascherina e si lanciano in baci e abbracci: ricordatevi che a casa avete un nonno».
MONITO ALLA PRUDENZA

Pasqualini spiega poi che «fin dall'apertura dei Centri estivi, che hanno fatto un po' da banco di prova, abbiamo costruito col Sisp un percorso dedicato per avere risposte rapide al tampone, per non bloccare i centri e i genitori del caso sospetto: sono stati quasi un mantra, da parte nostra, il sollecitare la necessità di una risposta sempre più rapida al tampone e di incremento di risorse umane dedite all'esecuzione del tampone, condizioni fondamentali per la tenuta del sistema nel suo complesso, scuola compresa. Coinvolti in questa situazione di emergenza, non ci siamo sottratti alla richiesta di aiuto aderendo alla campagna vaccinale, che partirà a metà ottobre, contro l'influenza e interesserà, senza onere per l'utenza, anche i bambini dai 6 mesi ai 6 anni oltre a tutti i bambini nelle categorie a rischio. Sarà impegnativa ma, come dicevo, siamo la categoria del fare».
F.Cam.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino