Sulle colline del Prosecco via agli hotel Unesco

Sulle colline del Prosecco via agli hotel Unesco
LA LEGGEVENEZIA Sulle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene lo chiamano già hotel Unesco, anche se per il momento il provvedimento riguarda potenzialmente l'intero...

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LA LEGGE
VENEZIA Sulle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene lo chiamano già hotel Unesco, anche se per il momento il provvedimento riguarda potenzialmente l'intero Veneto. Si tratta dell'emendamento alla legge di adeguamento ordinamentale in materia di governo del territorio e paesaggio, approvata ieri sera dal Consiglio regionale presieduto da Roberto Ciambetti, che prevede il «riutilizzo di strutture in zona agricola per finalità di locazione turistica o per finalità di classificazione come dipendenza di albergo diffuso». Tradotto: i ruderi disseminati in campagna potranno essere trasformati in quelli che il governatore Luca Zaia definisce «piccoli lodge in mezzo ai vigneti», con particolare riferimento all'area appena entrata nella lista del Patrimonio Mondiale, in deroga alla normativa finora vigente.

IL PIANO
Presentato dal relatore leghista Alessandro Montagnoli, l'articolo 44 bis è stato fortemente voluto dalla capogruppo zaiana Silvia Rizzotto, proprio per assecondare il piano così ribadito da Zaia: «Quel territorio, nel momento in cui si cominceranno a vedere più visitatori, può ambire a 1,5-2 milioni di turisti all'anno. Su mia proposta, abbiamo ipotizzato che la core zone sia oggetto di ospitalità non con nuove strutture alberghiere ma valorizzando tutto quello che c'è: piccoli edifici, ricoveri di attrezzi o piccoli fienili». Interessati sono dunque 9.197,45 ettari di 12 Comuni dell'Alta Marca, anche se questa specificazione arriverà con una delibera della Giunta, successiva alla norma generale varata dal Consiglio. «Allora riflettiamoci sopra e studiamo un provvedimento mirato e contestualizzato, da estendere solo dopo una valutazione», propongono i dem Bruno Pigozzo e Orietta Salemi. «Abbiate fiducia, si partirà con una sperimentazione in zona Unesco, circoscritta e protetta, per poi eventualmente allargarla agli altri distretti», assicurano lo zaiano Francesco Calzavara, presidente della commissione Urbanistica, e il leghista Federico Caner, assessore al Turismo.
IL TESTO
Per ora il testo prevede che possano essere convertite «le strutture agricolo-produttive non più utilizzate per esigenze dell'agricoltura e dell'allevamento». Viene stabilito che la riqualificazione avvenga «anche in deroga alle prescrizioni degli strumenti urbanistici e territoriali e dei regolamenti edilizi, incentivando l'utilizzo di innovativi sistemi autonomi di raccolta e smaltimento dei reflui e di produzione di acqua sanitaria ed eventualmente anche di energia». Ulteriori semplificazioni: l'impiego turistico «non comporta cambio di destinazione d'uso dell'edificio» e gli interventi «non sono soggetti al pagamento del contributo di costruzione qualora sussistano adeguate opere di urbanizzazione primaria e non vi sia un aumento di carichi urbanistici», ma nel caso in cui queste reti non esistessero, potrebbero essere sostituite da «autonomi sistemi impiantistici». Spetterà a Palazzo Balbi individuare «i limiti dimensionali massimi di volume o superficie coperta utilizzabile», mentre i Comuni raccoglieranno la disponibilità dei proprietari, approvando entro il 31 gennaio «apposita cartografia e scheda tecnica». Le strutture «possono essere ampliate sino ad un massimo di 120 metri cubi, esclusivamente per comprovati motivi igienico-sanitari», o «per la realizzazione dei sistemi impiantistici» o «per la rimozione di barriere architettoniche». Per il resto, invece, la norma «consente il nuovo utilizzo, senza consumare nuovo suolo». Perplesso l'azzurro Marino Zorzato: «Ma com'è possibile?».
IL CENSIMENTO

Ma quanti sono i rustici in zona Unesco? Risponde il paesaggista Leopoldo Saccon, componente del comitato scientifico della candidatura: «Almeno un migliaio, tra grandi e piccoli, ovviamente non tutti convertibili. Un nostro primo campionamento ne ha documentati un centinaio, schedandone tipologia e materiali. Partiremo da qui per arrivare a un censimento puntuale».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino