(m.l.) Emergenza suicidi in Polesine. Un problema che va affrontato con attenzione e creando una rete sociale in grado di stare vicina alle persone a rischio. Questo quanto...
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«Si tratta di un'emergenza sociale e sanitaria», ha precisato senza mezzi termini il direttore dei servizi sociali dell'Ulss 18, Emanuela Baccarin, motivo per cui Elia Lubian, rappresentante della Fondazione Cariparo, ha sottolineato quanto sia fondamentale «sostenere questi progetti che trattano temi scomodi, ma delicati per la nostra popolazione».
E se Roberta Ravenni, neurologo e assessore di Rovigo, ha presentato dati nazionali allarmanti, con 80mila morti all'anno, seconda causa di decesso tra i 15 e i 26 anni, l'analisi della situazione in città non è rosea: 25 i tentativi registrati dalle forze dell'ordine con la discrepanza di 48 i ricoveri in ospedale nel 2014.
Nel progetto dell'Ulss 18 condotto da Toniolo sono state coinvolte molte agenzie pubbliche e private. Gli interventi di prevenzione e i programmi educativi sono stati fatti sulla popolazione in generale e a rischio, a scuola, in carcere, nel mondo dei lavoratori e imprenditori, nelle case di riposo, tra medici di base e operatori sociosanitari, nell'informazione mediatica e nel supporto ai familiari.
Dario Filippo, direttore del dipartimento di Salute mentale dell'Ulss 19 di Adria, ha evidenziato che la crisi economica e di sistema negli ultimi cinque anni ha generato inquietudine in alcune categorie di popolazione con problemi di sostentamento. «È difficile quantificare i casi - ha spiegato - ma è importante una prevenzione mirata, perché molti sono i fattori di rischio».
Federica Cavallaro, psicoterapeuta consulente della Cgil, ha esposto uno studio pilota sul disagio dei lavoratori polesani causato dalla crisi, analizzando operai e cassaintegrati. Il malessere dei secondi è quattro volte superiore, doppi sono i sintomi depressivi e secondo quanto affermato da Cavallaro, almeno il 3 per cento della categoria ha pensato almeno una volta ad attuare il suicidio.
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Il Gazzettino