Il Sudafrica, dopo nove anni, non avrà più il volto di Jacob Zuma, il capo di Stato travolto dagli scandali, ma quello di Cyril Ramaphosa, eletto presidente del paese con...
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Ramaphosa, fino a qualche ora fa vicepresidente e da dicembre leader del partito di governo Anc, è stato eletto quinto capo di Stato del Sudafrica dopo la liberazione del paese dalla segregazione razziale dell'apartheid conquistata nel 1994.
Delfino mancato di Nelson Mandela, il simbolo di quella lotta di affrancamento, il 65enne nuovo leader è stato eletto dal parlamento a Città del Capo senza contro-candidature. Il tutto solo poche ore dopo che Zuma si era dimesso su pressione dell'Anc, che aveva minacciato di farlo cadere con un disonorevole voto di sfiducia.
In un primo discorso all'Assemblea nazionale, Ramaphosa ha avvertito che «corruzione», cattiva gestione di imprese pubbliche e lo «state capture» (la «man bassa sullo Stato») «sono questioni negli schermi dei nostri radar». Pur essendo uno degli imprenditori più ricchi del paese, l'ex veterano della lotta anti apartheid e leader sindacale ha promesso di essere un «servitore del popolo», cercando di «lavorare molto duramente per non deludere la gente del Sudafrica». Oltre a rassicurare gli investitori sul fatto che non verranno taglieggiati, compito di Ramaphosa è risollevare le sorti dell'African National Congress. E il partito, alla guida del paese dal 94 ma in declino di consensi come dimostrato dalle elezioni municipali del 2016.
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Il Gazzettino