Successo delle cooperative sociali Una su due assume personale

Successo delle cooperative sociali Una su due assume personale
(F.Capp.) Far del bene agli altri fa bene anche a se stessi. Scienze delle educazione, Psicologia, Infermieristica, Scienze politiche: sono le facoltà dell'Università di Padova...

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(F.Capp.) Far del bene agli altri fa bene anche a se stessi. Scienze delle educazione, Psicologia, Infermieristica, Scienze politiche: sono le facoltà dell'Università di Padova che danno maggiori sbocchi occupazionali all'interno delle cooperative sociali di tipo A, quelle di stampo socio-sanitario ed educativo. Negli ultimi dodici mesi oltre una cooperativa su due ha assunto nuovo personale e il Veneto si conferma terra ricca di questa tipologia organizzativa, vantando mille coop sociali, di cui il 60% di tipo A, il 31% di tipo B (il cui fine è favorire l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate), quindi coop di tipo P, ovvero miste. Su questo universo in espansione ha acceso i riflettori ieri al Bo il convegno aperto da Paolo Gubitta e coordinato da Gilda Rota. «Parliamo di un settore in continua evoluzione e trasformazione - ha sottolineato Rota - sia per le mutevoli condizioni socio-sanitarie della popolazione, con l'emergenza migranti, l'invecchiamento della popolazione, il disagio giovanile, l'assistenza all'infanzia mentre entrambi i genitori lavorano, sia per le variazioni apportate dalla legge». Durante il seminario sono emerse anche alcune criticità: le cooperative chiedono educatori ma non ne trovano perchè i giovani non vogliono lavorare il week-end e perchè oggi gli ospiti e le famiglie chiedono servizi personalizzati.

D'altra parte le coop stesse parlano della scomparsa dell'educatore come figura professionale perchè le politiche sociali e del welfare stanno espellendo questa figura ricorrendo sempre più a ludoteche come «tagesmutter baby sitting» (le mamme baby sitter) per una questione economica, di organizzazione e flessibilità del lavoro. Ecco perchè è importante l'apertura di un tavolo di confronto tra cooperazione sociale e Ateneo, per personale adatto a rispondere alle esigenze di questa società liquida. «La nostra indagine - ha spiegato Rota - si è concentrata sulle cooperative sociali di tipo A dove l'organico dei lavoratori è costituito per il 74% da educatori professionali, operatori socio-sanitari, infermieri, fisioterapisti, per il 15% da operai, artigiani, agricoltori, addetti alle pulizie, per il 4% da impiegati e ragionieri e per il 5% da psicologi, medici, avvocati, commercialisti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino