Qualcuno ricorda il Matteo Renzi delle slides? Quel premier brillante che nella sala stampa di Palazzo Chigi sintetizzava un problema su un foglio e su quello successivo dava la...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Nel tempo? Niente più corse alla Bolt ma passo da maratoneta? Il primo a cambiare marcia, lui stesso l'ha sottolineato, ieri è stato proprio Renzi al termine di un consiglio dei ministri «triste»: nessuna battuta, fraseologia più profonda di quella cui ci ha abituato in due anni e passa di comparsate tv, toni "sentiti" ai limiti della commozione nel racconto del dolore per le vittime del terremoto e del contemporaneo, fortissimo, orgoglio per la buona prova, talvolta eccellente, dell'opera collettiva di soccorso.
Renzi ieri sembrava essersi messo in sintonia con l'umore che respirano gli italiani in questi giorni, con quella voglia di reazione alla sventura e di comunità ben organizzata espressa così bene dai volontari "privati" e dai diversi rami delle pubbliche amministrazioni impegnati fianco a fianco, giorno e notte, sulle montagne dell'Appennino.
E allora la parola d'ordine diventa «condivisione», non più "rottamazione". Anzi Renzi ha usato, parlando egli stesso di sorpresa, queste esatte parole «serve un progetto concertato». E ha annunciato che coinvolgerà tutti: i soggetti imprenditoriali; le professioni; il mondo delle associazioni; gli ambientalisti, i sindacati. Si, avete letto bene, i sindacati.
In cosa consisterà esattamente il "Progetto Casa Italia" è ancora presto per dirlo. Ma è chiaro che si partirà da una grande risistemazione del patrimonio edilizio italiano. «Sarebbe assurdo buttar giù i mattoni del Rinascimento - ha specificato il premier - Ma, con le tecnologie di oggi, è possibile aumentare la sicurezza delle nostre abitazioni tenendo presente che le sciagure naturali esistono e che spesso in tutto il mondo, Stati Uniti e Germania comprese, si va in crisi per l'esondazione di un fiume e talvolta anche per 10 centimetri di neve».
Renzi però intende soprattutto indicare al Paese una svolta sull'approccio verso questi progetti. «Non intendo dire che si possono risolvere problemi accantonati in 70 anni con uno schiocco di dita, niente new town - ha sottolineato - Ma indico una strada più difficile, quella di utilizzare la prevenzione fatta bene come un modello di sviluppo». Un modello - è sembrato di capire - che poi dovrebbe essere allargato anche ad altri segmenti come quello della rete dei collegamenti a banda larga.
Niente trionfalismi, però. Il premier ha parlato con chiarezza della necessità di «evitare sciacallaggi che non sono solo quelli dei furti nelle abitazioni dei terremotati ma anche quelli del pessimo uso di fondi pubblici come è successo in passato». Di qui il rilancio del "modello Anac", ovvero del coinvolgimento in ogni passaggio del progetto degli occhiuti ispettori dell'Anticorruzione.
© riproduzione riservata Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino