Studio del Bo: facebook ci può travolgere

Studio del Bo: facebook ci può travolgere
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LA RICERCA
PADOVA Croce e delizia: tutti pazzi per Facebook e poi? Inchiodati a scrivere di sé e a spiare i profili degli altri, intenti a postare fotografie di libagioni e gattini, amorazzi e viaggi-avventura, attenzione: il rischio potrebbe essere dietro l'angolo.

Ad avvisare del pericolo di franare in terreni oltremodo sdrucciolevoli sono alcuni ricercatori dell'Università di Padova che, al social network più amato dagli italiani, hanno dedicato un corposo approfondimento. Risultato: un'eccessiva preoccupazione per quanto succede online e un uso compulsivo di Fb creano difficoltà nelle relazioni sociali quotidiane, ma anche nella vita scolastica e lavorativa. Insomma, dall'incapricciamento paradisiaco virtuale al risvolto demoniaco reale il passo potrebbe essere molto più breve di quanto si pensi. Gli utenti problematici, infatti, sembrano avere bassi livelli di benessere psicologico e fare un uso in generale più ostico di Internet. Questo è quanto emerso da due recenti meta-analisi pubblicate su due prestigiose riviste, il «Journal of Affective Disorders» e «Computers in Human Behavior», da Claudia Marino, Gianluca Gini e Alessio Vieno, del Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell'Università di Padova, in collaborazione con Marcantonio Spada della London South Bank University. «Sappiamo che l'uso dei social network, e Facebook ne è l'esempio principale, ha un ruolo significativo nella vita soprattutto degli adolescenti e dei giovani adulti. Se da un lato spiega il prof. Gini - gli utenti soddisfano così bisogni importanti, quali la costruzione della propria identità sociale e il bisogno di appartenenza a una comunità, in alcuni casi l'uso di Facebook può diventare problematico.
Anche se nella letteratura scientifica non è ancora riconosciuto come vera dipendenza, può essere pervasivo nella vita quotidiana dell'utente e portare a conseguenze negative per il benessere psicosociale degli utenti in termini, per esempio, di scarsa concentrazione e conflitti interpersonali». Illustra Marino: «Abbiamo analizzato i risultati di numerosi studi che hanno coinvolto oltre 27.000 utenti di Facebook residenti in Europa, Nord America e Asia, studi che evidenziano che gli utenti che utilizzano Facebook in maniera più assidua sono più a rischio di riportare segnali di di stress psicologico, quali maggiori livelli di ansia e depressione. Inoltre, gli stessi mostrano livelli più bassi di soddisfazione per la propria vita.

L'uso problematico di Facebook sembra poi essere leggermente più frequente tra le ragazze». Oltre a comprendere meglio i meccanismi sottostanti l'uso ansiogeno di Facebook e gli altri fattori psicologici e sociali che possono influenzare un utilizzo distorto dei social network, le frontiere della ricerca sono volte ad analizzare e verificare la possibile coesistenza di diverse negatività correlate alle nuove tecnologie, come l'eccessivo innamoramento nei confronti di smartphone e videogiochi. Poiché l'uso di Facebook e di altri social network occupa la vita quotidiana della quasi totalità delle persone, fin dalla prima adolescenza, i risultati di questi due studi suggeriscono la necessità di porre maggiore attenzione al riconoscimento dei primi segnali di un uso potenzialmente foriero di guai.
Federica Cappellato
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Il Gazzettino