Stime di crescita su: +1,1% Un miliardo ai terremotati

Stime di crescita su: +1,1% Un miliardo ai terremotati
Un 2017 un po' più dinamico, che alla fine potrebbe dare una mano anche sul fronte della manovrina che il governo deve realizzare entro il mese di aprile. Il pacchetto allo...

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Un 2017 un po' più dinamico, che alla fine potrebbe dare una mano anche sul fronte della manovrina che il governo deve realizzare entro il mese di aprile. Il pacchetto allo studio comprende oltre alle misure di riduzione del deficit anche interventi di sostegno alle zone terremotate, per lo più sotto forma di sgravi fiscali, e altri destinati a spingere la crescita in particolare rafforzando le imprese. Il tutto dovrebbe vedere la luce dopo l'approvazione del Documento di economia e finanza (Def), il 10 aprile, e prima della fine del mese, sempre che non rispunti la tentazione di scavallare la scadenza del 30 aprile, data in cui si svolgeranno le primarie del Pd.

Nelle intenzioni dell'esecutivo, le mosse immediate per venire incontro alle richieste di Bruxelles si connettono con la strategia di medio periodo che sarà appunto disegnata nel Def. Nel documento sarà indicata per l'anno in corso una previsione di crescita pari all'1,1 per cento, valore tendenziale che naturalmente tiene conto dell'effetto delle misure della legge di bilancio e supera l'1 per cento programmatico messo nero su bianco lo scorso autunno. Allora la stima tendenziale si fermava allo 0,6 per cento e la valutazione del governo circa l'impatto espansivo dei propri provvedimenti era stata giudicata quasi audace; poi i segnali sono un po' migliorati, anche per la buona chiusura del 2016, e un po' di ottimismo in più appare legittimo.
Una crescita un po' più robusta non si traduce automaticamente in un miglioramento dei conti pubblici che possa alleggerire la manovra (anche perché Bruxelles utilizza come riferimento le proprie previsioni) ma certamente dà un po' di respiro e di margine in più. Sulla carta, un decimale di crescita in più vale la metà in termini di riduzione del deficit, dunque qualcosa come 800 milioni. Una parte del Pd vorrebbe evitare qualsiasi tipo di inasprimento fiscale, compresi quelli apparentemente più indiretti come una stretta sulle accise di tabacchi e alcolici e sul settore dei giochi. In questa situazione al Tesoro non resta che spingere al massimo sulle altre due leve, la lotta all'evasione fiscale in particolare sul fronte dell'Iva (con strumenti come lo split payment che di fatto chiede alle imprese di anticipare al governo l'imposta) e i risparmi di spesa, che però data l'urgenza diventano più tagli lineari che operazione di spending review.
Nello stesso provvedimento, come Padoan aveva già annunciato nelle sue lettere di febbraio ai commissari Dombrovskis e Moscovici, verrà attivato il fondo da circa un miliardo destinato a sostenere le zone terremotate. Questa voce agli occhi della Ue non dovrebbe interferire con la manovra correttiva in quanto una tantum: dunque a fronte di una riduzione del disavanzo strutturale di 3,4 miliardi o qualcosa di meno il miglioramento in termini nominali sarebbe inferiore appunto di un miliardo.

Intanto però nel Def il governo dovrà aver impostato la più difficile partita sul 2018 e sugli anni successivi. Qualsiasi scelta di politica economica, come quella di ridurre le tasse sul lavoro, deve fare i conti con i quasi 20 miliardi di aumenti di Iva e accise da disinnescare. E allora, una volta evitata la procedura per deficit eccessivo relativa al 2017, l'esecutivo potrebbe tornare a bussare a Bruxelles per ottenere ancora flessibilità: rispetto all'obiettivo 2018 di un rapporto deficit/Pil all'1,2 per cento, la richiesta potrebbe essere di un ulteriore mezzo punto di tolleranza. Un passaggio tutto da verificare, ormai alla vigilia delle elezioni politiche.
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Il Gazzettino