La Cgil parla di soluzione «inaccettabile», la Cisl di ipotesi «immorale». E insieme alla Uil fanno fronte unico preannunciando un «autunno incandescente». Sindacati...
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«C'è da augurarsi che sia una bubbola agostana» ha ironizzato la Cgil, mentre il leader della Uil Luigi Angeletti, si è sfogato lamentandosi del fatto che «è più semplice prendere soldi dai lavoratori mentre da altre parti è faticoso». Molto dura la posizione assunta dai rappresentanti dei lavoratori. «Attendiamo una smentita da parte del presidente Renzi e della Madia» hanno sollecitato in una nota Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa. «Continuare a pensare che si possa eternamente intervenire sul salario dei dipendenti pubblici e sul loro diritto al rinnovo del contratto nazionale - si legge nel documento - è un errore madornale: una ricetta, non solo ormai improponibile sotto il profilo della giustizia sociale, ma anche inutile per il governo dei conti pubblici». «Ci vuole tanto a capire - hanno proseguito i sindacati - che se negli ultimi quattro anni, a fronte di un sensibile calo dei dipendenti e della spesa per personale e redditi da lavoro, la spesa pubblica aumenta, fino a sfuggire a ogni controllo rispetto al Pil, il punto non è lì?».
Fonti tecniche del Tesoro appaiono sorprese davanti alla violenta reazione sindacale. E invitano a leggere il Def del 2014. A pagina 31, nella sezione riservata al conto economico della Pa, il blocco delle retribuzioni è già chiaramente indicato nel calcolo tendenziale dei prossimi anni. E addirittura fino al 2018. Il che vuol dire, in poche parole, che fino a prova contraria (e cioè per effetto di una scelta politica di Palazzo Chigi che dia il contrordine) i salari sono destinati a restare al palo anche per i prossimi 4 anni. A meno che nella prossima legge di Stabilità, da presentare al Parlamento fra meno di due mesi, non vengano trovati fondi e relative coperture per 8,6 miliardi di euro. Solo nel 2015, per dire, ci vorrebbero 2,1 miliardi per sbloccare la situazione. Che salirebbero a 4,5 per scongelare gli aumenti nel prossimo biennio. Il premier Renzi avrà la forza e le risorse per riuscirci? I margini appaiono oggettivamente stretti. Il governo è alle prese con il complicato dossier spending review che, nelle intenzioni, deve fruttare non meno di 16 miliardi di euro. Ma senza aggredire i tre pilastri della spesa pubblica (pensioni, sanità e statali, appunto) chiudere il cerchio è impossibile.
Insomma scongiurare una ulteriore messa a dieta dei 3,3 milioni di statali è difficile. E i costi sociali rischiano di aggravarsi. Da quando è entrato in vigore,nel 2010, il congelamento ha portato oltre 11 miliardi di risparmi alle casse pubbliche e i dipendenti hanno visto ridursi il valore del salario reale di quasi 15 punti percentuali. La stessa Cgil, in calcoli precedenti, aveva sottolineato come il sacrificio sia finora ammontato a circa 4mila euro pr-capite. Anche i sindacati autonomi Sap, Sappe, Sapaf e Conapo, rappresentanti dei settori della sicurezza (Polizia di Stato, penitenziaria, Forestali e Vigili del Fuoco) hanno protestato affermando che «l'ipotesi relativa alle intenzioni del governo di voler prorogare per altri due anni il blocco delle retribuzioni è inaccettabile, pericolosa e ridicola».
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Il Gazzettino