Squinzi duro sui sindacati «Hanno frenato tutto»

Squinzi duro sui sindacati «Hanno frenato tutto»
«Hanno già fatto abbastanza danni. Danni che si vedono nella situazione del Paese. Hanno frenato tutto. Ci hanno messo 18 mesi ad applicare la legge sulla rappresentanza...

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«Hanno già fatto abbastanza danni. Danni che si vedono nella situazione del Paese. Hanno frenato tutto. Ci hanno messo 18 mesi ad applicare la legge sulla rappresentanza sindacale». È perentorio Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, sulla manifestazione di ieri promossa dalla Fiom di Maurizio Landini (ma il giudizio include anche la Cgil di Susanna Camusso): «È politica, sta nascendo un nuovo soggetto, mi auguro sia capace di guardare al futuro e non al passato». Chiusura col botto ieri a Venezia per la Biennale delle piccole e medie imprese, organizzata da Confindustria Pmi, sul tema del nuovo Rinascimento per l'Italia lanciato dal presidente nazionale Alberto Baban.

Squinzi dice queste cose nel dialogo con Giuliano Poletti, ministro del lavoro, a conclusione della due giorni in Laguna, confermando l'appoggio degli imprenditori all'azione riformista del governo Renzi, una vicinanza oggetto di aspre critiche dal fronte sindacale: «Poletti ha fatto un lavoro eccezionale con il Jobs act, è assolutamente positivo - ha sottolineato il leader di Confindustria - Ma non basta a far ripartire il Paese. Bisogna togliere dalla tasche tutto quello che è piombo. Se non torna la crescita, la riforma del mercato del lavoro resta un'astrazione. Il governo ha la grande responsabilità di completare il programma delle riforme, da quelle politico-istituzionali, al fisco, alla pubblica amministrazione». Mentre tutto il sistema ha il dovere di «investire nella formazione, la questione cruciale, a partire dall'alternanza scuola-lavoro. Sono convinto che il modello formativo della Germania è una delle ragioni principali della sua performance eccezionale».
Da parte sua, Poletti ha confermato gli impegni presi sul Jobs Act: «Entro la prima settimana di giugno tutti i decreti attuativi saranno approvati. Il contratto a tempo indeterminato deve diventare il modo normale di assumere e costare sempre meno delle altre tipologie. Lo ricordo a chi oggi manifesta con il sindacato: con le logiche del passato risultati non ne abbiamo avuti, l'85% delle "assunzioni" avveniva con contratti a termine, di collaborazione o precari, solo il 15% era a tempo indeterminato. Mentre la Fiom va in piazza, io oggi incontro i lavoratori della Speedline (a S.Maria di Sala nel veneziano)».
Nei dibattiti veneziani, tutti, da Carlo Messina, consigliere delegato di Banca Intesa, ad Andrea Rigoni, amministratore del gruppo Rigoni di Asiago, fino a Fabio Storchi, presidente di Federmeccanica, hanno concordato su un fatto: il 2015, con la sua favorevole congiuntura economica, offre al sistema-Italia un'occasione irripetibile per fare il salto di qualità. Un anno, massimo due, poi la combinazione vincente è destinata a cambiare. Due anni in cui continuerà la selezione tra le piccole e medie imprese, tra quelle che ingraneranno la quarta e staccheranno il gruppo, e quelle che resteranno impantanate nella "zona grigia", incapaci di prendere il vento del cambiamento mondiale. «Stiamo ancora strisciando sul fondo ma nei prossimi mesi le cose miglioreranno - è la convinzione di Squinzi - Serve una crescita del 2%. Altrimenti avremo difficoltà a mantenere tutto il sistema del welfare».

Anche Messina, oltre a rivendicare i successi di Banca Intesa («siamo la banca più forte d'Europa»), chiede di non perdere tempo: «La ripresa c'è, ci sono elementi certi, non solo segnali sparsi. Ma se le banche non sostengono le imprese, l'economia non riparte. Uno dei problemi è che non siamo bravi a far squadra, all'estero si fanno beffe di noi anche quando non lo meritiamo mentre noi non sappiamo mettere in luce le debolezza degli altri. Accettiamo ad esempio - chiarisce Messina - che il giudizio sull'Italia venga dato solo sulla base del debito pubblico, come fanno le agenzie di rating nelle loro valutazioni di un'incompetenza assoluta. Ma avete mai sentito dire che il sistema pensionistico tedesco, soprattutto i fondi pensione, rappresentano un rischio sistemico?». È alle banche che Vincenzo Boccia, presidente del comitato credito e finanza di Confindustria, chiede uno sforzo in più: «La riapertura dei termini della moratoria sui mutui, già fatta nel 2008», vale a dire la sospensione del pagamento delle rate per 12 mesi.
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Il Gazzettino