SPRESIANO Il maxi Yacht di Paolo Fassa era già stato dissequestrato dalla

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SPRESIANOIl maxi Yacht di Paolo Fassa era già stato dissequestrato dalla Procura. Sarebbe quindi una svista clamorosa quella della Cassazione che mercoledì, con una lunga...

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Il maxi Yacht di Paolo Fassa era già stato dissequestrato dalla Procura. Sarebbe quindi una svista clamorosa quella della Cassazione che mercoledì, con una lunga sentenza, ha respinto la richiesta di dissequestro dell'imbarcazione Blanca dell'imprenditore del calcestruzzo, patron della Fassa Bortolo, senza accorgersi, come anche comunicato nero su bianco dagli stessi legali di Paolo Fassa, che il pubblico ministero della Procura della Repubblica di Milano Paolo Storari lo aveva già dissequestrato diversi mesi prima, per la precisione lo scorso 1 giugno.

La Cassazione, nelle sentenza di due giorni fa, aveva sposato la ricostruzione della Terza sezione del Tribunale di Milano secondo cui i redditi dell'imprenditore ammontavano mediamente a circa 600mila euro l'anno e come tali risultavano assolutamente insufficienti a coprire non solo l'acquisto della barca - 23 milioni di euro pagati tra il 2005 ed il 2018 -, ma anche il mantenimento dello stesso bene, nell'ordine di altre centinaia di migliaia di euro annui.

Un quadro subito contestato dai legali di Paolo Fassa nella richiesta di dissequestro presentata in primavera e accolta dal pm Storari. «In proposito - sottolinea l'avvocato Sebastiano Stufano, difensore di Fassa, dello studio Stufano e Gigantino - è necessario precisare che la sentenza è frutto di un errore in cui è incorsa la Corte di Cassazione. Infatti l'imbarcazione oggetto di ricorso è stata dissequestrata dal pubblico ministero già nel mese di giugno con provvedimento del 1 giugno 2021 che ha accolto l'istanza di revoca del sequestro promossa dalla difesa di Fassa, riconoscendo l'insussistenza dei requisiti per procedere al sequestro di cui all'art. 240 bis del codice penale. In particolare è stata accertata l'insussistenza della sproporzione tra i redditi di Paolo Fassa e il valore dell'imbarcazione». I redditi del periodo infatti ammontavano ad oltre 42,5 milioni (oltre a redditi esteri regolarizzati e utili «distribuibili»). Redditi più che capienti rispetto al valore del bene sequestrato avevano sottolineato i legali di Fassa nell'istanza di dissequestro, poi accolta. «Di tale provvedimento del pubblico ministero è stata data formale comunicazione alla Corte di Cassazione, che avrebbe dovuto semplicemente dichiarare inammissibile il ricorso per sopravvenuta revoca del sequestro oggetto della medesimo e conseguente carenza di interesse da parte del ricorrente».
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Il Gazzettino