TRIESTE - (r.p.) Due giustizie, due valutazioni. Il magistrato che ha giudicato i politici regionali di "spese pazze", quelli travolti dall'inchiesta sui rimborsi percepiti dai...
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È, fino ad oggi, il danno erariale più importate stabilito dalla Corte dei conti nell'ambito dell'inchiesta sui rimborsi ai gruppi regionali. Secondo i giudici, ad aggravare la posizione dell'ex capogruppo del Carroccio sarebbero stati il disordine e la confusione con cui sarebbero stati gestiti i contributi pubblici destinati alla Lega Nord. L'addebito potenziale, come ha sottolineato la procuratrice Spedicato nella sua citazione, era di 387 mila euro, ma poi Narduzzi ha fornito chiarimenti che hanno portato a imputare altri consiglieri, che hanno già restituito alla Regione gli importi contestati. Sotto la lente della Procura contabile erano finite spese di rappresentanza, pernottamenti, viaggi, pedaggi autostradali, parcheggi, taxi, pieni di benzina, compensi a collaboratori e consulenti, spese di divulgazione. Non hanno trovato giustificazione la «spendita di risorse destinate al funzionamento del gruppo consigliere Lega Nord» legate all'acquisto di elettrodomestici, casalinghi, orologi e articoli di gioielleria, ma anche materiali da costruzione, servizi in istituti di bellezza e ingressi negli stabilimenti balneari.
Stigmatizzato - sia dalla Procura che dai giudici - anche il comportamento di Narduzzi il giorno in cui la Guardia di finanza arrivò in Consiglio regionale per i controlli disposti dalla Procura ordinaria di Trieste: «Dava disposizioni - scrive nella sentenza la Corte dei conti - affinchè prima dell'accesso degli agenti negli uffici del Gruppo fosse manomessa la documentazione giustificativa dei rimborsi, separando le attestazioni di rimborso firmate dai singoli consiglieri dalla rispettiva documentazione giustificativa, e fosse altresì distrutta con un tritacarte parte della documentazione, così da rendere difficile la riferibilità della singola spesa al soggetto che l'aveva effettuata».
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Il Gazzettino