Non sono buone le notizie che giungono dal Ca' Foncello di Treviso per Mirco De Col, 36 anni, di Perarolo di Cadore, uno dei quattro sci alpinisti travolti dalla valanga...
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Si spera in un miracolo, che può sempre accadere in pazienti vittime di forti stati di ipotermia. I casi clinici non mancano, come quello di una bimba veneziana che, nel marzo 2014, cadde nel torrente Loschiesuoi, a Selva di Cadore, restando immersa nelle gelide acque per circa un'ora. La sua temperatura corporea scese fino a 23 gradi, ma dopo 40 giorni di ospedale ritornò ad una vita normale.
Mirco De Col è stato il primo ad essere trovato dopo il distacco della valanga. A localizzarlo l'amico e compagno di escursione, Maurizio Bergamo, l'unico ad essere stato toccato solo di striscio dal gigantesco distacco.
Il corpo di Mirco affiorava in parte dalla neve. Indossava l'airbag, aveva l'Arva e tutta la strumentazione per potersi autonomamente liberare dalla coltre nevosa, esattamente come ogni buon soccorritore, o semplicemente uomo di montagna, sa fare. Il suo corpo era ricoperto da circa 20-30 centimetri di neve. Avrebbe potuto farcela autonomamente, ma forse il peso della neve lo ha tramortito. La diagnosi parla infatti di traumi importanti. Mirco, infatti, non ha mai più ripreso conoscenza.
Sotto la neve c'è rimasto per meno di 15 minuti, forse 10-12, come calcola il Soccorso alpino. Ma le variabili, quando si resta sotto la neve, sono molteplici e non sempre una posizione più superficiale e l'aver addosso il giusto equipaggio, come Mirco, ti salva la vita. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino