Sos dei piccoli gestori: «Saremo spazzati via»

Sos dei piccoli gestori: «Saremo spazzati via»
L'APPELLOVENEZIA Parte da un caso concreto: la recente chiusura di Ca' Zanardi, «prima vittima economica con Covid 19 a Venezia». Dimostrazione che quella di Venezia è...

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L'APPELLO
VENEZIA Parte da un caso concreto: la recente chiusura di Ca' Zanardi, «prima vittima economica con Covid 19 a Venezia». Dimostrazione che quella di Venezia è «un'emergenza nell'emergenza». E come tale va trattata.

Un appello quasi disperato quello che l'Abbav ha lanciato ieri a Governo, Regione, Comune. Ondina Giacomin, la battagliera presidente di questa associazione che dal 2003 riunisce gestori di Bed&breakfast, locazioni turistiche e altre forme di ricettività alternativa a Venezia, ma anche in Veneto, ha scritto un po' a tutti: dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ai ministri Dario Franceschini e Francesco Boccia, dal governatore del Veneto, Luca Zaia, all'assessore regionale al turismo, Federico Caner, fino al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.
Serve un piano particolare argomenta la presidente - per una città che viveva solo di turismo e ha subito il doppio colpo dell'acqua alta di novembre e del virus che avrà effetti molto lunghi.
LA PRIMA VITTIMA
«Con la presente vogliamo sottoporvi la prima vittima economica col Covid 19 a Venezia, o forse soltanto quella della quale siamo venuti a conoscenza», attacca Giacomin. È il caso della chiusura di Ca' Zanardi, diventata di dominio pubblico nei giorni scorsi quando i gestori di questo palazzo di Cannaregio, affacciato sul rio di Santa Caterina, avevano affidato a Facebook una lettera in cui spiegavano le ragioni della loro scelta sofferta, dopo 12 anni di attività.
«Abbiamo fatto tutto il possibile per stare a galla avevano scritto i titolari dell'attivit à -: la scuola di cucina, la residenza per artisti, le cene a tema e le cene con delitto, mostre di pittura e design e siamo stati tra i precursori in Italia per il Virtual Office, ma tutto questo e molto altro non è servito a coprire i costi». Di qui la decisione di lasciare il palazzo e chiudere l'attività. Un destino che ora potrebbe essere comune a tanti altri.
L'APPELLO
Ed ecco l'appello dell'Abbav a «considerare Venezia e le sue categorie economiche, come un'emergenza nell'emergenza. Diversamente dalle altre città italiane Venezia, da troppi anni ormai, sopravvive solo con il turismo continua la lettera -. Reduci da una alluvione a novembre, più devastante di quella storica del 1966, Venezia è stata mesa in ginocchio la seconda volta in 4 mesi, e, questa seconda volta, rappresenterà il colpo di grazia per la maggior parte delle aziende, quelle piccole, non certo quelle delle grandi catene e delle multinazionali, che hanno invaso Venezia negli ultimi cinque anni».
FUTURO INCERTO
Giacomin paventa un futuro di chiusure. «Da novembre senza un guadagno, sfumata anche la boccata d'ossigeno del Carnevale, le attività ricettive veneziane e tutto il comparto turistico, è al collasso scrive - Senza prospettive future, con i risparmi dell'estate 2019 ormai finiti, troppe piccole aziende chiuderanno. Queste attività sono in preda al panico, sapendo che il perdurare dell'epidemia, li ritroverà automaticamente nella bassa stagione senza incassi, per poi forse rivedere la luce nella primavera 2021, chissà...».
UN PIANO SPECIFICO
Con la prospettiva di un anno e mezzo senza guadagni le misure del governo non bastano. «Il prestito con le banche da voi attivato, non è sufficiente a dare speranze per il futuro, e comunque trattasi di prestito da restituire con interessi, e non di liquidità a fondo perduto come invece necessario scrive ancora la presidente dell'Abbav - Chiuderà anche tutto l'indotto, con migliaia di disoccupati, famiglie, e drammi che ne conseguiranno».
Di qui la richiesta di un «piano strategico specifico per la città di Venezia, non intesa ovviamente come centro storico, ma come area metropolitana, e per tutta l'area del Veneto centrale (anche Padova e Treviso) che con il turismo veneziano vive di luce riflessa».

La chiusa è disperata: «È una supplica, affinché non si leggano ancora i necrologi in Facebook».
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino