«Sono stata insultata e minacciata ma sparavo solo a una sagoma»

«Sono stata insultata e minacciata ma sparavo solo a una sagoma»
IL CASOTreviso La foto dice tutto: mani protese con in pugno una pistola; lenti anti riflesso; un occhio chiuso e uno aperto per prendere la mira e un bel sorriso a corredare il...

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IL CASO
Treviso La foto dice tutto: mani protese con in pugno una pistola; lenti anti riflesso; un occhio chiuso e uno aperto per prendere la mira e un bel sorriso a corredare il quadretto. Angela Colmellere, sindaco di Miane e candidato della Lega come capolista nel collegio proporzionale Treviso-Belluno della Camera, ha scelto questa immagine per il suo personalissimo spot a favore della sicurezza. Un volantino, rilanciato dal suo profilo Facebook con tanto di simbolo del Carroccio accanto alla foto, recita così: «Scegli la sicurezza». E verrebbe quasi da dire: cosa c'è di più sicuro che una donna, per di più sindaco, con la pistola? È vero che in campagna elettorale vale tutto, ma un messaggio del genere, soprattutto corredato con una foto così diretta, non poteva che scatenare il putiferio. E infatti così è stato. La foto ha fatto in brevissimo tempo il giro d'Italia rimbalzando da un sito all'altro.

LE REAZIONI
La Colmellere, come prima conseguenza, è stata investita da un'ondata d'insulti. E, quel che è peggio, di minacce di morte. Non è stato un bel sabato quello della sindaca, presa in contropiede da una reazione simile. L'insulto, al limite, se lo sarebbe anche aspettato. Ma la minaccia di morte no. «Sono basita», commenta con una nota di grande delusione nella voce. «Mi stanno augurando il peggio possibile partendo da una foto totalmente estrapolata dal suo contesto». Il contesto è quello del Tiro a Segno e la foto risale al febbraio 2011, quando lei e altri sindaci hanno partecipato a un'esercitazione di tiro organizzata dall'Ana di Vittorio Veneto: «Per la cronaca - sottolinea - quella gara l'ha vinta un sindaco che oggi è candidata per il Pd al proporzionale». Piccola, ma sostanziale, differenza: quel sindaco non ha pubblicato la sua foto in versione pistolero abbinandoci la parola sicurezza. La Colmellere sì.
L'IMPATTO
«L'ho pubblicata perché rappresenta un'azione e ha il suo impatto. Ma - ribadisce - sia chiaro: stavo sparando a una sagoma, mica a una persona. Ma tra una foto al poligono di tiro dove si mira contro una sagoma di cartone e minacce di morte verso la mia persona, oggettivamente la cosa di gran lunga più grave sono le minacce di morte». Nel ripescarla dal suo album fotografico non ha però tenuto conto che durante una campagna elettorale, anche se iper compressa come questa, ogni minimo gesto ha un peso. E mostrarsi con una pistola, seppure da poligono e in una cornice sportiva, espone a ogni tipo di buriana. «Quell'immagine è stata evidentemente strumentalizzata - si difende la Colmellere - nessuno invece si è soffermato a leggere il post che avevo scritto a corredo, nessuno ha commentato la mia posizione su una legge importante come la legittima difesa. Si è passati direttamente all'insulto e alla minaccia». Quel post e quella foto, ieri mattina, sono stati rimossi: «Più che altro è stato cancellato da Facebook probabilmente a causa delle segnalazioni di alcuni personaggi che, spesso celati sotto nickname, mi hanno augurato ogni male possibile, con minacce di morte, o altre cose irriferibili. Mi sono semplicemente limitata ad esprimere una mia opinione, peraltro arcinota, senza attaccare nessuno, in modo non violento. E di contro ho ricevuto minacce, ingiurie di ogni tipo che proverò a segnalare alle autorità competenti». E poi liquida come leoncini da tastiera chi offende senza argomentare. Resta il fatto che quella foto fa passare in secondo piano ogni argomentazione.
LA DIFESA

«Sarà - continua il sindaco - ma la mia posizione sulla legittima difesa è chiara, non voglio di cero passare per quella che vorrebbe il ritorno del Far West. La mia idea non è mai stata quella e mai lo sarà. Sarebbe stato sufficiente leggere quanto era scritto nel posto invece di limitarsi a guardare la foto. La mia posizione è che lo Stato, oltre a dare alle forze dell'ordine uomini e mezzi adeguati per difendere i cittadini e ai Comuni i fondi per assumere agenti di polizia locale non per fare multe ma a presidio del territorio, dovrebbe mettere mano alla legge per la legittima difesa. Serve una legge chiara, che non costringa più chi difende la propria famiglia a ritrovarsi imputato per tentato omicidio, con l'aggravante di dover pure risarcire il criminale. Facciamo quindi una legge che delimiti nel dettaglio dove esiste la legittimità e dove l'abuso». E tutto questo pensiero è stato rappresentato da una foto della diretta interessata con la pistola in mano. Quanto basta a scatenare l'ennesimo polverone.
Paolo Calia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino