Lucia Lo Gatto aveva tentato di stordire il compagno, la mattina del delitto, sciogliendo dei sonniferi nel caffè dell'uomo. In modo da abbassare le sue difese. Questo elemento,...
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Il 39enne, poi, sarebbe stato ucciso nella sua abitazione, probabilmente nella zona cucina del mini appartamento di via Isonzo. Sia la convivente di Gualtieri che l'amante avrebbero partecipato attivamente all'uccisione dell'uomo, raggiunto da diversi fendenti sferrati con un coltello da cucina.
Sarà sempre l'autopsia a dover stabilire se l'artigiano fosse già morto quando è stato caricato nel bagagliaio della sua auto, la Golf blu rimasta poi in panne sul sentiero Possagno.
I carabinieri hanno posto i sigilli agli appartamenti di Lucia e di Manuel e ai rispettivi garage: non sono state però trovate tracce di sangue visibili a occhio nudo. Per questo motivo i locali, così come la macchina, sono stati sequestrati in attesa che vengano esaminati palmo a palmo dagli specialisti del Ris, in grado di rilevare anche eventuale sangue lavato via nelle ore successive. Quanto al movente, l'ipotesi che ci fossero questioni economiche dietro la volontà di togliere di mezzo Gualtieri, non trova al momento riscontro. Resta semmai valida quella della coppia di amanti che vuole eliminare il terzo incomodo. Un uomo nei confronti del quale Lucia nutriva un profondo e radicato risentimento.
Quando i carabinieri si sono presentati a casa sua, chiedendole dove fosse il compagno, ha risposto: «Non mi importa di dove sia, picchiava me e le bambine».
Al momento del fermo, Palazzo si è difeso dicendo di non essersi mai mosso dal suo appartamento, ma la testimonianza del meccanico di Possagno, che domenica mattina ha aiutato la coppia in panne, lo smentisce.
Malgrado questo, il 27enne ha mantenuto per tutto il tempo un atteggiamento provocatorio nei confronti degli inquirenti, come a volerli sfidare a provare la sua colpevolezza.
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Il Gazzettino