Lei, Debora Serracchiani, con un tweet lanciato a votazione finita, ha bocciato tutti i senatori del Pd che mercoledì hanno detto "no" all'arresto del collega dell'Ncd, Antonio...
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La sferzata arriva il giorno dopo la spaccatura fra i Democratici che quel voto al Senato ha determinato. Non ha la foga della reazione a caldo, ma l'analiticità della mente fredda e regionalizza le tenzoni romane. Sonego è il senatore democratico del Pordenonese, Serracchiani anche la presidente del Friuli Venezia Giulia e la leader indiscussa del partito locale da dove arriva la reazione fra le più dure al suo tweet.
«Ho votato "no" all'arresto di Azzollini per il principio di legalità che è garanzia per tutti i cittadini e che prescinde dalle pulsioni dell'opinione pubblica», attacca Sonego. Un voto arrivato dopo aver appurato che nel caso in oggetto «non ricorreva nessuna delle tre condizioni in cui, in attesa di processo, è opportuno l'arresto: inquinamento delle prove, rischio di fuga, reiterazione del reato». Su questo, sottolinea, il Senato era stato chiamato ad esprimersi, posto che «era già stabilito, prima del voto, che Azzollini sarebbe stato sottoposto a processo. Non eravamo chiamati ad emettere alcun giudizio di assoluzione o colpevolezza, che attiene ad altri». Sonego è convinto che oggi «tutte le istituzioni devono fare un grande sforzo per rimettere al centro il principio di legalità e ciò alle volte fa a pugni con le pulsioni istintive dell'opinione pubblica».
Una premessa quasi tecnica alla valutazione politica sull'intervento di Serracchiani nella vicenda. «Sono rimasto colpito negativamente dalle dichiarazioni dell'avvocato Serracchiani, che ha sostenuto che Azzollini andava arrestato pur facendo capire che non aveva letto le carte». Del pari, «mi ha colpito negativamente che la vice segretaria del Pd attacchi a cose fatte il suo partito». Un tempismo con il quale, secondo Sonego, «ha dimostrato di essere ininfluente sulle decisioni della sua forza politica e di prediligere un profilo politico improntato a propaganda e demagogia».
Una bocciatura, quella sui tempi del tweet, che è arrivata anche da senatori che hanno votato "sì" all'arresto, come l'udinese Carlo Pegorer, il quale in un documento ha immediatamente reagito definendo «stucchevole» la presa di posizione «a posteriori».
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Il Gazzettino