L'imperatore del crimine, l'uomo che tra il 1980 e il 1995 aveva messo a ferro e fuoco il Nordest compiendo centinaia di rapine milionarie, il bandito che aveva concluso la sua...
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Ma adesso la figlia lo ha denunciato e pure Marta Bisello, la compagna di una vita, lo ha portato sul banco degli accusati per maltrattamenti. Neppure lei che per Feli era disposta a buttarsi nel fuoco ce l'ha fatta più, evidentemente, a sopportare il boss invecchiato e imbolsito, rancoroso e disperato che pensava di essere ancora quel Felice Maniero che i suoi uomini veneravano e che a Campolongo Maggiore ancora oggi rimpiangono ricordando che ai suoi tempi si poteva lasciare la chiave della porta di casa nella serratura. Per forza, avevano tutti paura di lui, mentre adesso non lo teme più nessuno. Al punto che anche in carcere lo trattano come uno qualsiasi.
Una fine ingloriosa per il genio del crimine che fu Felice Maniero, capace di mettere in piedi una banda che era arrivata a contare 400 uomini divisi in batterie di 4 rapinatori, in grado di mettere a segno dozzine di colpi in una settimana e di spacciare in 15 anni una tonnellata di eroina e altrettanta cocaina. Era talmente potente, Maniero, che la ndrangheta gli chiese di proteggere le sue bische clandestine a Modena, mentre trattava alla pari con la mafia palermitana e con quella turca. E oggi eccolo costretto a far quadrare i conti di casa, lui che ai bei tempi i soldi non sapeva nemmeno dove stivarli perché gli arrivavano in villa nei sacchi neri, quelli della spazzatura condominiale, a colpi di miliardi. Solo che in questi ultimi venticinque anni i soldi sono andati via a palate tra investimenti sbagliati e vite di lusso. La sua e cioè quella con Marta e la figlia, più la vita di sua mamma e di sua sorella, che hanno sempre condiviso i lussi di una carriera criminale miliardaria. E la vita dei figli, Alessandro ed Elena, che si sono messi d'impegno a dilapidare parte del patrimonio paterno.
Oggi Insomma Felice Maniero piange il morto, dice di non avere un centesimo ed è probabile che, beffa nella beffa, lo Stato sia costretto non solo a pagargli l'avvocato con il gratuito patrocinio, ma pure a trovargli una casa. E infatti il boss ha appena ricevuto l'avviso di sfratto dall'appartamento che occupava con la figlia e con Marta Bisello vicino agli Spedali Civili, prima di finire in galera. Era arrivato lì un paio di anni fa, dopo aver mollato una splendida villa sulle colline di Brescia, che aveva occupato per più di 10 anni. Costava un sacco di soldi quella villa e i soldi ultimamente non giravano più per casa come una volta. Gli restano i quadri d'autore, quelli che ha collezionato e messo da parte per la vecchiaia. Che, però è arrivata e nel modo peggiore.
M.D.
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Il Gazzettino