Solo 1 su 10 sceglie la tassazione a forfait

Solo 1 su 10 sceglie la tassazione a forfait
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LO STUDIO
VENEZIA Nella guerra combattuta all'interno della giungla fiscale, finora il Governo ha sparato solo «un colpo di cannone caricato a salve». L'immagine è di Confartigianato Veneto, a commento dei risultati della propria indagine sul regime forfettario agevolato, condotta con la collaborazione dell'ufficio studi della Cgia di Mestre. Secondo i risultati della ricerca, solo un decimo delle imprese individuali artigiane hanno adottato la misura, motivo per cui l'associazione di categoria chiede di correggere fin d'ora l'impostazione della futura flat tax.

L'AMPLIAMENTO
La legge di Bilancio 2019 ha ampliato la possibilità di accesso all'aliquota del 15% (e del 5% nei primi cinque anni di attività): da un lato è stata innalzata a 65.000 euro la soglia limite dei ricavi/compensi, che in precedenza andava da 25.000 a 50.000 a seconda del settore; dall'altro sono state eliminate le limitazioni riguardanti il costo del personale e quello dei beni strumentali, che prima non dovevano superare rispettivamente i 5.000 e i 20.000 euro. Per verificare gli effetti di questo allargamento sulla platea, lo studio ha analizzato un campione di 8.680 ditte in contabilità semplificata nel periodo di imposta 2018. Di queste, 4.222 (e cioè il 48,6% del totale) avevano ricavi oltre il fatidico tetto dei 65.000 euro, per cui erano escluse già in partenza dalla facoltà offerta dalla normativa. Le restanti 4.458 (il 51,4%) rientravano invece nei parametri, per cui gli osservatori si sarebbero aspettati un tasso di adesione pari a un'azienda su due: invece soltanto 908 sono passate al regime forfettario, vale a dire il 10,5% del campione complessivo e il 20,4% della quota che ne avrebbe avuto i requisiti. «A tutte le altre, applicare il forfait sarebbe costato molto di più che applicare le consuete aliquote Irpef a scaglioni», affermano al riguardo gli analisti.
IL FACT CHECKING
Confartigianato Veneto ha definito il proprio approfondimento un'operazione di «fact checking», vale a dire una verifica nei numeri rispetto agli annunci della politica. Così, attraverso un'elaborazione basata sui dati delle Camere di commercio e del ministero dell'Economia, la percentuale del 10,5 è stata proiettata sul totale delle 91.542 imprese individuali venete, concludendo che sono circa 9.600 quelle che hanno fruito dell'opportunità fiscale. «Considerando i numeri di quanti erano già in forfettario sottolinea l'organizzazione si stima che oggi un'impresa individuale su tre adotti il regime agevolato di cui si parla». Perché non di più? «La principale causa del fenomeno di scarso appeal afferma il presidente regionale Agostino Bonomo è legata agli elevati coefficienti di forfettizzazione che non sono stati ritoccati con la legge di Bilancio. Per le categorie artigiane, infatti, pagare il 15% di imposta forfettaria su ben il 67% o anche l'86% dei propri ricavi, rinunciando anche ad ogni forma di detrazione, non è risultato conveniente. Molti dei costi sostenuti da queste imprese, ad esempio per l'acquisto dei materiali o il pagamento dei propri dipendenti, andrebbero persi e non dedotti dall'utile imponibile».
LA TASSA PIATTA

Per questo Confartigianato Veneto entra nel dibattito sulla tassa piatta, auspicando «un ulteriore atto di coraggio» da parte dell'esecutivo gialloverde, suggerendo di ridurre i coefficienti «al 40% anche per le categorie artigiane», oppure di applicare l'aliquota unica «alla differenza tra ricavi e costi analitici». In realtà le aliquote della flat tax potrebbero essere due, secondo quanto ha dichiarato ieri il sottosegretario Massimo Bitonci a Un giorno da pecora su Radio 1: «Fino a 50.000 euro potrebbe essere il 15%, quella massima dice Matteo Salvini dovrebbe essere il 20%. Anche se sui redditi molto alti io manterrei quella che c'è adesso, al 43%, altrimenti il risparmio che avrebbe il contribuente sarebbe esagerato e la Costituzione prevede una proporzionalità di imposta».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino