SOLIDARIETÀ PORDENONE Sesta casa, in città, per la Fondazione Down

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SOLIDARIETÀPORDENONE Sesta casa, in città, per la Fondazione Down e i suoi progetti di autonomia dedicati alle persone con disabilità intellettive, sindrome di Down appunto, ma...

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SOLIDARIETÀ
PORDENONE Sesta casa, in città, per la Fondazione Down e i suoi progetti di autonomia dedicati alle persone con disabilità intellettive, sindrome di Down appunto, ma non solo: l'ultimo immobile è stato inaugurato ieri in via Oberdan, realizzato grazie a fondi regionali e all'aiuto della Fondazione Friuli e di tante famiglie.

Al suo interno, quattro persone, mentre complessivamente gli appartamenti ne accolgono 23. A queste abitazioni si aggiunge poi la Casa al sole, dove per tre anni si sperimenta gradualmente la conquista dell'autonomia. L'«open day» organizzato ieri, durante in quale anche il sindaco Alessandro Ciriani ha portato il suo saluto, è stato l'occasione per presentare le attività e quanto realizzato finora: «Il nostro scopo spiega il presidente della Fondazione Down, Sergio Morassut, assieme a Maria Luisa Montico è quello di dare una sistemazione definitiva a persone che diventano adulte e non possono o non vogliono contare sempre sulla famiglia. Per noi è importante che non vengano sistemate in istituti, ma che possano condurre una vita il più normale possibile».
Le case si trovano dunque tutte in città, dove gli ospiti possono spostarsi facilmente utilizzando i mezzi pubblici e così andare al lavoro, fare la spesa o recarsi in palestra o al cinema. «Si tratta continua Morassut di una risposta alle esigenze delle famiglie di trovare una sistemazione per i loro figli che non sia quella dell'istituto e dei ragazzi stessi di sentirsi vivi e autonomi. Ed è, al momento, anche la soluzione più economica per il pubblico, perché dà risposta al problema della disabilità senza ricorrere agli istituti, che avrebbero un costo ben superiore».

Il percorso, naturalmente, non è facile e non è per tutti. Le esperienze di autonomia iniziano per i ragazzi immediatamente dopo la maggiore età. Dura poi tre anni la fase preparatoria della Casa al Sole, dove gli ospiti sono seguiti da educatori professionisti che progressivamente concedono sempre maggiori spazi. A decidere poi sull'inserimento negli appartamenti è l'Azienda sanitaria 5, responsabile del progetto. «La forza di questo progetto è il principio della centralità delle persone spiega Cinzia Paolin -: loro sono protagonisti delle loro vite e imparano a fare delle scelte». Fondamentale è anche la collaborazione con le famiglie così come il legame con il territorio. Ma le esperienze in questo percorso di autonomia non si fermano qui: i ragazzi hanno fatto negli anni esperienze di viaggi all'estero, nelle grandi città europee, alla scoperta di realtà nuove. E il progetto è arrivato ancora più lontano, oltreoceano: nel 2015 è stato infatti presentato all'Onu come esempio di moderno welfare.
L.Z.
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Il Gazzettino