Soffiate sulle indagini avviate dalla Procura, Cappadona e Ferlin davanti al giudice

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È il secondo round della sua telenovela giudiziaria. Il 4 maggio...

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È il secondo round della sua telenovela giudiziaria. Il 4 maggio prossimo l'ex comandante del Nucleo di polizia giudiziaria della Procura, il luogotenente dei carabinieri Franco Cappadona, affronterà un altro processo. Deve rispondere davanti al gup Cristina Cavaggion dei reati di favoreggiamento personale, rivelazione e utilizzo di segreti d'ufficio in concorso con l'ex portaborse del Doge trevigiano Carlo Bernini, il settantenne Franco Ferlin, figura di spicco della Tangentopoli veneta dei primi anni Novanta. Cappadona aveva un brutto vizio. Quello di raccontare al telefono gli sviluppi delle indagini in corso informando politici di spicco e amici degli accertamenti in atto da parte della Procura. Sarebbe stata una sua «soffiata» a Carlo Emanuele Pepe, direttore generale di Arpav, ad inguaiare Ferlin. Era l'inizio del 2011. Pepe avrebbe infatti raccontato a Ferlin quanto appreso dall'allora comandante della squadra di polizia giudiziaria. E l'ex portaborse di Bernini avrebbe a sua volta avvisato il destinatario della «soffiata». Si tratta di Aldo Luciano Marcon, già direttore dell'Ater, imputato di corruzione e turbativa d'asta nell'ambito dell'operazione «Pantano». La Procura l'aveva sottoposto ad intercettazioni telefoniche. Ma aveva ottenuto pure l'autorizzazione ad installare una microspia nella sua Bmw serie 5. Marcon venne quindi informato dell'indagine a suo carico e si tappò la bocca. Nell'aprile 2013 Cappadona avrebbe riservato identico trattamento all'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan avvertendo l'allora consigliera regionale forzista Regina Bertipaglia che la Guardia di finanza stava compiendo accertamenti su Villa Rodella. Altri beneficiari delle «spiate» del luogotenente sarebbero stati l'amico Tiziano Pinato, già direttore del Genio civile, e l'impresario edile Fortunato Capparotto, sottoposti ad intercettazioni telefoniche nell'ambito di un procedimento per turbativa d'asta, e il gioielliere Ivone Sartori, figura chiave dell'operazione «Miami», il maxi riciclaggio di somme di denaro investite in operazioni immobiliari in Florida.

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Il Gazzettino