Skin, quando le gabbie mentali fanno vedere la pelle a colori

Skin, quando le gabbie mentali fanno vedere la pelle a colori
LO SPETTACOLO ROVIGO Skin in inglese significa pelle, ma è anche il titolo dello spettacolo del regista e attore rodigino Marco Silvestrini che ieri sera, assieme a un cast multi...

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LO SPETTACOLO
ROVIGO Skin in inglese significa pelle, ma è anche il titolo dello spettacolo del regista e attore rodigino Marco Silvestrini che ieri sera, assieme a un cast multi etnico, ha dato vita a una rappresentazione dai mille significati. Già il luogo scelto, gli spazi della cooperativa Porto Alegre, si collega al concetto di integrazione. Inoltre il pubblico era composto per lo più da giovani di colore per usare un tono gentile, che per disprezzo diventa negro oppure nutella, come più volte ripetuto nei dialoghi teatrali che hanno avuto per protagonista un convincente Silvestrini.

«Questo spettacolo è un antidoto contro le frasi postate sui social network che riguardano gli immigrati» ha spiegato il presidente della Porto Alegre, Carlo Zagato. Il copione spesso riportava racconti di storie vere, fornite proprio dagli operatori della cooperativa di viale della Tecnica.
STRIDENTI CONTRADDIZIONI
Skin: a casa loro in un'ora ha saputo mettere l'accento sul tema sempre di stretta attualità del vicino diverso da noi, puntando i riflettori su paure, luoghi comuni, timori, pregiudizi che ogni giorno trovano spazio nella vita di persone arrivate in Italia per sfuggire a guerre, soprusi, ingiustizie e che in molti casi si trovano a dover fare i conti con un'accoglienza non proprio gentile.
Dopo il debutto del 10 novembre al teatro Don Bosco, il lavoro sull'integrazione, storia originale in cui niente è come sembra, ha dunque replicato in uno spazio più inusuale e al contempo molto più intimo di un palcoscenico.
LA COMPAGNIA
Opera originale di Orizzonte degli Eventi, compagnia sorta un paio di anni fa su idea di Silvestrini, Skin è uno spettacolo che parte dalla testimonianza, attraverso interviste a volontari di vari enti e ad alcune vittime di una migrazione dolorosa, e dalla mescolanza, affiancando attori e creativi più o meno esperti di scrittura drammaturgica, recitazione, azione scenica, a cittadini impegnati per aiutare un cambiamento necessario, per sensibilizzare le coscienze sui temi che ci stanno a cuore. La storia parla di Lessio e Kerdine che si conoscono in una qualunque provincia del Nord e, come segnati da un destino bizzarro, affondano i denti nelle resistenze della sfiducia, dei luoghi comuni e degli impulsi. E qualcosa lentamente va storto. Ci sono voci attorno a loro che sembrano modificare la realtà, pare di stare dentro a un esperimento, perché Lessio rappresenta il mondo dei salvati, ma c'è anche quello dei sommersi: 124 milioni di esseri umani che sono nati nelle parti sbagliate del mondo. Il figlio di Lessio è in pericolo, mentre, di fronte a un cambiamento globale, diventa difficile capire chi è a casa di chi, quando si dice che le vittime di guerra, fame, carestie, torture, dovrebbero essere aiutate a casa loro.
IL CAST
Hanno recitato anche Giorgia Forno, Michel Bankuna Boyaso, Anas Alhagiali, Enrico Buoso, George Catalin Bus, Rita Marchioni, Rose Mutombo, Paolo Turolla, Romina Zangirolami, con l'aiuto tecnico e artistico di Marco Barin, Stephane Suhfube Ngogalah, Nicole Mwelwa, Roberta Lorenzetto, Giovanni Santi, Fabrizio Delprete.

Un lungo applauso ha salutato la rappresentazione con la convinzione che nessuno di noi può essere definito di colore. Insomma, tutti uguali, anche se provenienti da Paesi diversi.
Marco Scarazzatti
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Il Gazzettino