Sit-in per Maila, si ritrovano in pochissimi

Sit-in per Maila, si ritrovano in pochissimi
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CAVARZERE
Quasi deserto il sit-in per ricordare Maila Beccarello. Cinque persone, e mai tutte contemporaneamente, hanno presenziato, dalle 17 di ieri, per circa un'ora e mezza, davanti alla panchina che ricorda la giovane donna uccisa, l'8 agosto dell'anno scorso, dal marito Natalino Boscolo Zemello. Oltre a loro gli addetti ai lavori: l'assessore alla Pari opportunità Cinzia Frezzato, il consigliere comunale Lorenzo Baracco, tre rappresentanti dell'associazione Altea, tra cui la presidente Annalisa Zangrando, i carabinieri e la polizia locale che hanno vigilato sull'iniziativa. Troppo poco per una vicenda che, a suo tempo, aveva colpito la comunità come un pugno allo stomaco. Come i pugni che avevano ucciso Maila, come i calci che, nemmeno un mese fa, un 18enne immaturo aveva sferrato alla panchina posizionata in suo ricordo dall'amministrazione comunale e dall'associazione Altea alla presenza, allora, di un centinaio di persone. «È stato organizzato tutto molto in fretta» ha detto l'assessore Frezzato per cercare di spiegare il flop dell'iniziativa ma, in realtà, l'appuntamento del 21 settembre era stato annunciato all'indomani della distruzione della panchina (il 25 agosto) da parte dei vandali.

All'iniziativa non ha giovato l'indeterminatezza con cui è stata annunciata. Molti, infatti, si aspettavano che fosse l'occasione per riposizionare la panchina riparata, per ripristinare un simbolo di solidarietà. Invece no. Alla vigilia del sit-in il sindaco Tommasi ha espresso l'intenzione di lasciare quella panchina nelle condizioni in cui l'ha ridotta il giovane vandalo, come monito di ciò che possono fare certi comportamenti incivili. «Non è questione di soldi ha detto se ripariamo subito, la gente dimentica, vede le panchina e non pensa a quello che è accaduto. Invece, con la panchina rotta tutto si ricorda». E, infatti, pare che il Comune abbia già stanziato i fondi per comprare una nuova panchina (700 euro) che sarà messa accanto a quella rotta, a sua volta racchiusa in una teca. Però la gente non lo sa, e non si è sentita, probabilmente, di andare a onorare una panchina ancora rotta.

Quanto al giovane vandalo la cui famiglia aveva promesso (ma non ha ancora mantenuto) di risarcire i danni, di lui non si conosce un atto di pentimento formale. La madre ha chiesto di tutelare la sua privacy, ma non c'è neppure un messaggio pubblico, affidato ad altre mani, che possa convincere la comunità che ha capito di aver sbagliato. L'indifferenza non è nata ieri: c'era già da prima. (d.deg.)
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Il Gazzettino