SINDACATIROVIGO Un altro piccolo rimbalzo, con l'emorragia dei posti di lavoro che con il dato di luglio, in Polesine si riduce a 1.164 posti di lavoro andati in fumo rispetto ai...
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ROVIGO Un altro piccolo rimbalzo, con l'emorragia dei posti di lavoro che con il dato di luglio, in Polesine si riduce a 1.164 posti di lavoro andati in fumo rispetto ai primi sette mesi del 2019. Nel mese citato il saldo occupazionale è stato di 523 posti di lavoro rispetto ai 298 dello stesso mese di un anno fa. Troppo poco per parlare di ripresa, ma un filo di luce. «Di notizie positive - sottolinea il segretario generale della Cisl Padova Rovigo Samuel Scavazzin - c'è un estremo bisogno, ma i segnali di recupero dell'occupazione evidenziati da Veneto lavoro sono dovuti alle misure eccezionali in vigore e come sindacato abbiamo il dovere di sottolineare i forti motivi di preoccupazione per un futuro sempre più vicino. Dall'inizio dell'anno al 31 luglio si nota un calo di quasi 111mila assunzioni a livello regionale, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, 2.533 delle quali a Rovigo. Se confrontiamo questi dati con quelli diffusi dall'Istat e dalla Cgia di Mestre, che evidenzia il rischio di chiusura di 4 aziende venete su 10, comprendiamo l'urgenza di azioni per evitare un'emorragia di posti di lavoro, che si tradurrebbe nell'aggravarsi delle disuguaglianze e nel crollo del potere d'acquisto delle famiglie, penalizzando ulteriormente le aziende. Bisogna attivarsi fin d'ora per sostenere i giovani e le donne, le categorie più penalizzate».
Scavazzin sottolinea che «a Rovigo sul saldo occupazionale ha inciso più pesantemente il periodo di lockdown, meno 566 dal 23 febbraio al 3 maggio, mentre già nella fase 2 si sono notati segnali di ripresa, con un saldo a maggio e giugno addirittura superiore di quello dello scorso anno, 855 contro 654, mentre il saldo polesano dall'inizio dell'anno, pari a 4.050, è il terzo a livello regionale. Questi segnali vanno inquadrati nella straordinarietà della situazione. La proroga della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti, che ormai sembra certa, darà qualche mese di respiro, ma serve una cabina di regia tra istituzioni, parti sociali e datoriali in vista delle scelte su contrattazione decentrata, innovazione, fisco, pubblica amministrazione e sanità, per impedire una profonda crisi sociale».
F.Cam.
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Il Gazzettino