Il primo computer da tavolo ideato dalla Olivetti presentato ufficialmente al Bema (Businneess Equipment Manifactures Associasion) di New York, nell'ottobre 1965, "parla"...
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Come è approdato alla Olivetti?
«Dopo gli studi nell'edificio di cui si festeggeranno tra pochi giorni i 100 anni - racconta - nel 1954 sono partito per Milano dove ho frequentato il Politecnico conseguendo la laurea in Ingegneria elettrotecnica nel 1959. Nel 1960, in quel periodo era facile trovare lavoro, sono entrato in Olivetti. Ricordo che pur essendo la tecnologia molto costosa si intravvedeva la possibilità di realizzare piccole applicazioni, accessibili a tutti e a costi ragionevoli. Per questo è stato istituito un gruppo di lavoro affidato all'ingegner Perotto con il quale ho plasmato la mia formazione professionale e che è stato determinante nella realizzazione della Programma 101. Nella primavera del 1962, ho incominciato a lavorare al progetto più importante e entusiasmante della mia vita, curando tutta la parte elettronica di quella che era una vera sfida».
Quali difficoltà ha affrontato?
«Se l'obiettivo di questa nuova macchina era molto chiaro, altrettanto però non si poteva dire del modo di realizzarla, mancando qualsiasi riferimento a soluzioni preesistenti. Sapevamo solo che dovevamo fare un piccolo computer, occorreva estendere la funzionalità di una calcolatrice elettronica con la capacità di generare ed eseguire un programma, capace di disporre di una memoria. Doveva inoltre essere poco costoso, semplice da utilizzare. Nella primavera del 1963 mi sono imbarcato, assieme ai colleghi, in un full immersion durata due anni per lo sviluppo del progetto e nell'ottobre '64 è stato completato il prototipo dimostrativo finale. Nell'ottobre '65 al Bema è stato un successo immediato e clamoroso di pubblico, evidenziato dalla stampa Usa. Era nata la nuova filosofia dell'informatica individuale. La P101 ha aperto una nuova era dell'informatica».
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Il Gazzettino