«Sicilia premiata, Friuli al palo»

«Sicilia premiata, Friuli al palo»
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IL CASO
UDINE «Ogni cittadino del Friuli Venezia Giulia contribuirà all'abbattimento del debito statale con 700 euro l'anno per il prossimo triennio. Ogni cittadino della Sicilia, invece, con 200 euro. Ciò perché la Regione Sicilia è riuscita a chiudere l'accordo finanziario con lo Stato ottenendo uno sconto' di 900 milioni, mentre noi siamo ancora in attesa». Quindi, «il presidente Massimiliano Fedriga chieda consiglio alla Sicilia». È l'attacco che hanno sferrato ieri i consiglieri regionali e il presidente del Patto per l'autonomia, rispettivamente Massimo Moretuzzo, Giampaolo Bidoli e Maruks Maurmair, al Governo del Friuli Venezia Giulia per la mancata rinegoziazione, a oggi, del Patto Padoan-Serracchiani e per le previsioni contenute nella legge di Bilancio statale 2019, la quale conferma «la contribuzione della Regione per 2,4 miliardi nei prossimi tre anni» a favore delle casse di Roma: 716 milioni quest'anno e 816 per il 2010 e 2021. Gli esponenti del Patto ne hanno anche per il Consiglio regionale, poiché «da luglio non è ancora stata istituita la sub commissione alla commissione Bilancio volta a fare chiarezza su tutti gli aspetti dei rapporti finanziari, non solo sul Patto Padoan-Serracchiani e Tremonti-Tondo».

L'ANALISI
Un'analisi, secondo gli autonomisti, necessaria anche per poter aver maggiore potere contrattuale con lo Stato, dimostrando il conto della «rapina» che si perpetrata nei confronti delle casse regionali dal 2011 al 2018 e che «ha significato 10 miliardi di investimenti pubblici in meno, riducendo il territorio con i dati peggiori d'Italia quanto a Pil, reddito e occupazione», ha argomentato un altro esponente del Patto, Giorgio Cavallo. Una cifra, quella dei 10 miliardi, «risultato dei 7 miliardi effettivamente versati nel periodo, certificati dalla Corte dei Conti, e dei circa 3 miliardi di minor spesa in conseguenza dei minori introiti dovuti alle ripercussioni di alcune scelte nazionali, tra cui 80 euro di Renzi, la partita dell'Imu sulla prima casa». Condizioni che nella visione del Patto rendono ormai l'autonomia «svuotata», perché in debito di ossigeno finanziario.
LA POLEMICA

E dai numeri la disputa si sposta al piano politico «poiché la trattativa con lo Stato tanto annunciata si è trasformata in una presa in giro», ha affermato il capogruppo in Consiglio regionale Moretuzzo, che attribuisce alla Lega, di cui Fedriga è massimo esponente, una condizione «da zerbino» rispetto al Governo nazionale. «Sentir dire al presidente che l'obiettivo più ambizioso per il 2019 è confermare lo sconto' portato a casa un anno fa dall'allora presidente Debora Serracchiani è avvilente», ha aggiunto Moretuzzo, che in ciò vede un segno della «continuità tra le due presidenze nel mantenere la sperequazione in atto fra le Regioni speciali a danno del Friuli Venezia Giulia». Un segnale che da Roma non si avesse granché, secondo Maurmair, «è stato dato dalle scelte della maggioranza di tornare a indebitare la Regione, consapevole che nella rinegoziazione del Patto non ci sarebbero stati i soldi per supportare l'economia regionale». La dialettica politica ingloba anche il M5S e il suo «silenzio assordante», per gli autonomisti sintomo di un «allineamento» alla maggioranza. «Ci auguriamo che gli alleati moderati della coalizione capiscano che qui si continua a togliere ai nostri cittadini per dare ad altre regioni», ha chiosato Maurmair. Da qui le richieste affinché il Consiglio «attivi quanto prima la commissione d'inchiesta regionale sullo stato dei rapporti finanziari» e il «il Friuli Venezia Giulia sia trattato come le regioni speciali, chiamato a dare cioè un contributo equo per il risanamento della finanza pubblica».
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino