Si è spento a 72 anni Luciano il down più longevo d'Italia

Si è spento a 72 anni Luciano il down più longevo d'Italia
IL LUTTOQUINTO «Sei stato tu zio Luciano nella tua splendida fragilità a farci un dono. Ci hai insegnato ad amare incondizionatamente, ad assaporare il piacere di carezze al...

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IL LUTTO
QUINTO «Sei stato tu zio Luciano nella tua splendida fragilità a farci un dono. Ci hai insegnato ad amare incondizionatamente, ad assaporare il piacere di carezze al viso inaspettate e di abbracci pieni di significato. Ci hai insegnato a ridere a crepapelle, senza timore e anche senza denti». Così i nipoti di Luciano Maronese, in una lettera che vale più di mille parole, hanno raccolto la vita straordinaria del down più longevo d'Italia, mancato venerdì all'istituto Menegatti e oggi salutato a Quinto prima di andare a raggiungere la mamma Ida Buso nel cimitero di San Cassiano. «Hai lasciato il segno in ogni persona incontrata: è difficile immaginarsi senza di te, senza i regali che amavi scartare o le facce arrabbiate quando non vincevi ad un gioco» prosegue il ricordo scritto da Anna Maronese, la più piccola tra i nipoti di Luciano. Quella che insieme a Christian Alessandrini, nipote e legale tutore, ha saputo meglio raccontare la vita di Luciano Maronese, l'uomo trevigiano nato con sindrome di down che ha toccato il record dei 72 anni di vita.

LA NASCITA
Luciano ha sempre colorato il suo mondo. Non è nato propriamente sotto buona stella, ma grazie alla sua prodigiosa salute e un innato ottimismo ha potuto diventare un recordman. Originario di Quinto, primogenito di quattro figli, è cresciuto in famiglia durante gli anni del dopoguerra. Nascosto alla società del tempo, Luciano non va a scuola, ma impara ad andare in bicicletta. Dai 6 ai 30 anni trascorre la sua vita in istituto, prima a Thiene e poi alla Divina Provvidenza di Padova. Un periodo pieno di tristezza, perchè nella cultura del tempo ai down veniva riservato uno stato di segregazione. Luciano voleva andarsene dall'istituto. E fu proprio il destino ad aiutarlo. Una grave malattia, che lo tenne per mesi tra la vita e la morte, lo portò ad uscire da quella struttura. E a tornare nel luogo che sentiva giusto per sè: la casa di famiglia. «Qui mio zio ha trascorso molti anni con il padre vedovo, aiutato da mia madre Franca che diventerà per lungo tempo il punto di riferimento di Luciano».
NUOVE SCOPERTE

Una fase nuova, dove Maronese, analfabeta, si accosta al disegno. «Ha sviluppato una sorta di rapimento per i colori, e nel tempo i suoi disegni sono stati anche esposti ad alcune personali prosegue il nipote. Negli ultimi due anni avviene il declino. Ma fino all'ultimo i nipoti gli sono accanto. Nessuno di noi avrebbe voluto veder arrivare questo momento, nessuno avrebbe voluto vederti soffrire. Eppure anche negli ultimi tempi sei riuscito a dimostrarci la tua tenerezza. Che il viaggio della tua anima sia meraviglioso, zio Luciano». (el.fi)
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Il Gazzettino