Sgomberi e bivacchi La storia si ripete

Sgomberi e bivacchi La storia si ripete
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PORDENONE Le temperature piuttosto rigide di questo periodo devono aver dissuaso i richiedenti asilo dal bivaccare nei parchi. «Se ne vedono meno fanno sapere dal Municipio ma sono sempre presenti. E talvolta sono motivo di disturbo per chi, approfittando di qualche sparuto raggio di sole, vorrebbe godersi qualche ora all'aria aperta. Noi preferiremmo che venissero impiegati in qualche attività sociale, magari a sostegno del decoro cittadino, ma dal momento che nessuno può obbligarli ecco che il tempo devono pur passarlo. E così che i parchi diventano una delle loro mete preferite. L'importante è che non commettano episodi tali da dover fare intervenire le forze di polizia preposte». La aree verdi di Pordenone sono sempre piaciute ai migranti che arrivano a Pordenone. Lo testimonia il numero degli sgomberi operati spesso in collaborazione tra polizia locale e carabinieri. Il tutto nonostante l'ordinanza firmata dal sindaco Alessandro Ciriani prima e l'entrata in vigore del nuovo regolamento di polizia urbana dopo. Soprattutto il Parco Querini, a ridosso della stazione ferroviaria, continua ad essere meta di profughi. Lo stesso che era balzato agli onori della cronache perché, al suo interno, diversi richiedenti asilo vendevano il proprio corpo in cambio di pochi spiccioli. Quindici - venti euro, non di più. Un allarme sociale che sembra essere rientrato. Il problema è che questi giovani, arrivati soprattutto da Pakistan ed Afghanistan, tendono ad importunare anziani che, magari a passaggio con i nipotini, vorrebbero soltanto trascorrere del tempo all'aria aperta. Il caso aveva generato un misto tra imbarazzo e sdegno. Qualcuno aveva raccontato di essere stato avvicinato da un richiedente asilo, mentre stava leggendo il giornale seduto su una panchina, che gli aveva proposto sesso in cambio di soldi. Un 'mercato'' che si svolgeva in pieno giorno.

A.C.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino