Sfregiato in gara: l'odissea di Vaccher

Sfregiato in gara: l'odissea di Vaccher
PONZANO - (Ro) Cade su un tombino durante la corsa ciclista e si devasta la faccia: non c'è pace per il 26enne Andrea Vaccher, ex promessa delle due ruote trevigiane nonché...

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PONZANO - (Ro) Cade su un tombino durante la corsa ciclista e si devasta la faccia: non c'è pace per il 26enne Andrea Vaccher, ex promessa delle due ruote trevigiane nonché nipote di Moreno Argentin. Falliti tutti i tentativi di conciliazione con il Comune di Ponzano (solo la Federazione ciclistica, attraverso la propria Compagnia assicurativa, ha risarcito il corridore), il 26enne è stato costretto ad avviare un'azione civile per ottenere il risarcimento del danno.

Vaccher, consigliato dall'avvocato Giuseppe Gulli, ha infatti avviato un'azione, chiedendo danni per 100mila euro al comune di Ponzano. Ma l'amministrazione, consigliata dalla propria compagnia assicuratrice, ha risposto colpo su colpo. E ha chiamato in causa altri soggetti, rallentando la procedura della causa. «La causa è stata un obbligo -ha chiarito l'avvocato Gulli-. Ma prima il rimpallo di responsabilità e ora le tattiche processuale stanno rallentando il procedimento civile. È vero che Andrea si è ripreso ed è risalito in sella, ma la riabilitazione è stata lunga e costosa».
L'incidente avvenne il 22 settembre 2013, durante la 44. edizione del trofeo Bianchin. Vaccher, finito con le ruote su un tombino alzato da un ciclista che lo precedeva, ruzzolò sull'asfalto strisciando con la faccia per 50 metri. Riportò ferite gravissime, uscendone praticamente sfigurato. Dopo sei ore in sala operatoria, i medici gli salvarono la vita e gli ricostruirono il viso.
Inizialmente tutti dichiararono la disponibilità a trattare per risarcire l'atleta. Ma le parole non sono seguite dai fatti. Anzi. Ora il Comune, per scagionarsi, ha chiamato in causa chi si occupava della manutenzione della strada, di quella del tombino e gli organizzatori della gara. Tutto corretto e legittimo. L'unico a penare è Vaccher: ormai da 4 anni aspetta giustizia.
Roberto Ortolan
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Il Gazzettino