«Non cambio la manovra, ma cambio l'Europa». Il proposito enunciato ieri da Matteo Renzi al termine del Consiglio Europeo, anche se non è stato espresso in maniera così...
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L'affondo di Renzi ai tecnocrati della Commissione, che sarebbero pronti a spedire all'Italia una lettera di chiarimenti se non una richiesta di correzioni alla legge di Bilancio, è stata durissima ed incassata senza repliche persino da Juncker che non una parola ha speso per commentare le affermazioni del premier italiano. Lo stesso che poche settimane fa a Bratislava organizzò una personalissima e inattesa conferenza stampa nella quale offrì del vertice appena concluso una descrizione fallimentare e opposta a quella che in contemporanea stavano dando Hollande e Merkel.
Da Bruxelles Renzi ieri è rientrato ammettendo di aver incassato poco o nulla sulla faccenda dei migranti («vedremo a dicembre»), respingendo però i tentativi di coloro che lo avrebbero voluto per due giorni a caccia di indulgenze da parte di Juncker o di Moscovici. «Solo da noi il dialogo con Bruxelles è visto come un dramma», ha sostenuto al termine del vertice.
E poiché il dramma può essere anche comico, il libretto renziano non prevede lacrime. Almeno non per l'Italia. Almeno sino a quando anche gli altri paesi, Germania in testa, non rispetteranno tutte le regole: dal surplus commerciale, all'accoglienza dei richiedenti asilo. Sicuramente niente «lacrime» prima del 4 dicembre, giorno del referendum costituzionale dopo il quale - in caso di vittoria dei Sì - sarà però ancor più complicato per Juncker chiedere a Renzi indietro lo 0,2% che l'Italia si è presa e che potrebbe aver contribuito al successo elettorale.
L'europeismo muscolare di Renzi rappresenta una novità per l'Italia - solitamente in loden a Bruxelles - che lo stesso premier ha sottolineato ricordando che sono stati i suoi ultimi predecessori a firmare trattati «che non condivido, ma che rispetto». E che, soprattutto, «voglio cambiare». Il riferimento, neppure tanto implicito, è al fiscal compact e alla regola di pareggio di bilancio che di recente è finita in Costituzione. «Regole europee di Bilancio - ha sostenuto Renzi - da cambiare perché hanno dimostrato di non funzionare. Ma fintanto che ci sono l'Italia le rispetta».
Per porre delle date a quel «fintanto» basta il racconto della riunione avuta da Renzi giovedì pomeriggio con gli eurodeputati del Pd. La scaletta è banale ma significativa. Primo obiettivo «vincere il referendum, e lo vinceremo». Poi mobilitazione dentro, ma soprattutto fuori, del partito per preparare Roma-2017. Infine il G7 a Taormina con il probabile debutto della Clinton.
M.C.
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Il Gazzettino