Sette giorni per trovare 13mila docenti in Veneto e 200mila in tutta Italia

Sette giorni per trovare 13mila docenti in Veneto e 200mila in tutta Italia
SCUOLAVENEZIA Ad una settimana dal rientro in classe in Veneto ci sono 13mila cattedre vuote. E in questa corsa contro il tempo poche le scuole superiori che hanno attivato i...

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SCUOLA
VENEZIA Ad una settimana dal rientro in classe in Veneto ci sono 13mila cattedre vuote. E in questa corsa contro il tempo poche le scuole superiori che hanno attivato i corsi di recupero dal primo settembre per gli studenti promossi con insufficienze in pagella. Tanti posti vacanti dovuti in parte alle nomine in ruolo che hanno dato esiti al di sotto delle aspettative - che già erano basse - e in parte a una zavorra di supplenti che, in mancanza di concorsi, le scuole si trascinano da anni. Il Veneto, che partiva con graduatorie in gran parte esaurite, degli 8.800 posti in ruolo riservati dal Miur ad oggi è riuscito ad assegnarne 1.300. Ma il numero potrebbe diminuire se arriveranno ulteriori rinunce che venerdì erano 174, presentate soprattutto da maestre vincitrici dell'ultimo concorso straordinario su base regionale che ha spostato da una provincia all'altra docenti con anni di insegnamento. Chi ha vinto la cattedra in sedi scomode o troppo lontane dalla propria residenza ha detto no, preferendo una supplenza. A lasciare ulteriori vuoti i 1.800 docenti andati in pensione quest'anno dalle scuole venete. In tutta Italia i ruoli non assegnati sono 60mila e fanno salire le cattedre da occupare con supplenti a 200mila: una su 4.

IL NUOVO RECLUTAMENTO
Un fallimento per il Veneto anche la call veloce, il nuovo reclutamento basato sulla disponibilità di docenti da fuori regione di assumere il contratto a tempo indeterminato con l'obbligatorietà di rimanere cinque anni nella sede scelta. «Speriamo il Veneto sia attrattivo» aveva detto alla vigilia delle chiamate la direttrice dell'Ufficio scolastico regionale Carmela Palumbo, esprimendo perplessità sul fatto che le regioni del Nord potessero riuscite a colmare i vuoti. «Le graduatorie con molti nominativi sono soprattutto al Sud - aveva spiegato - quindi gli insegnanti potrebbero scegliere regioni più vicine alla propria». E così è stato. Solo 54 docenti da fuori regione hanno chiesto di prendere il ruolo in Veneto e di queste domande appena 32 sono andate a buon fine. «La cosiddetta call veloce è l'ennesimo flop della ministra Azzolina - denuncia il senatore friulano Mario Pittoni, responsabile scuola della Lega e vice-presidente della commissione Cultura a Palazzo Madama, ricordando che anche la Lombardia ha avuto solo 56 richieste. «Una procedura - spiega - che ha sottratto tempo prezioso per organizzare le convocazioni dei supplenti». E mentre anche l'ex-ministro all'Istruzione, ora capogruppo di Forza Italia alla camera, Mariastella Gelmini parla di fallimento della nuova procedura obbligando le scuole a «un ormai scontato uso massiccio dei supplenti», è la stessa ministra Lucia Azzolina a dirsi soddisfatta della call veloce a livello nazionale: «Sono 2.500 i docenti che hanno presentato domanda, è uno strumento nuovo con margini di miglioramento, credo debba rimanere anche per il prossimo anno».
LA CARICA DEI PRECARI

Ora caccia ai supplenti: in Veneto ne servono 13mila e 60mila in tutta Italia. Da questa settimana partono le nomine dei contratti annuali pescando dalle Gps, le graduatorie provinciali supplenti compilate con le domande presentate on-line dai candidati entro il 6 agosto, quasi tutti aspiranti alle prese con il primo incarico. In Veneto solo Venezia, Treviso e Rovigo hanno già pubblicato le graduatorie. Se anche queste non copriranno tutti i posti, dal 15 settembre si passa alle chiamate dalle graduatorie d'istituto. «La tempista imposta dal ministero è terribile - denuncia Sandra Biolo, segretaria veneta della Cisl scuola - non c'è stato nemmeno il tempo per verificare le graduatorie. Gli uffici scolastici stanno lavorando a ritmi serrati e i presidi hanno passato l'estate con il metro in mano alle prese con regole che cambiano in continuazione. Ad una settimana dall'avvio sono ancora tanti i fronti aperti e ci troviamo di fronte insegnanti preoccupati dall'aumento dei contagi non solo per se stessi, ma soprattutto per la salute dei propri studenti».
Raffaella Ianuale
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Il Gazzettino