Sesso col 15enne, il padre lo fa condannare

Sesso col 15enne, il padre lo fa condannare
Un anno e quattro mesi di reclusione e un risarcimento di quasi 20 mila euro per una prestazione sessuale a pagamento con un ragazzo quindicenne. ...

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Un anno e quattro mesi di reclusione e un risarcimento di quasi 20 mila euro per una prestazione sessuale a pagamento con un ragazzo quindicenne.

È la condanna inflitta ieri pomeriggio ad un ristoratore veneziano, Diego Pavon, 43 anni, titolare di un noto locale a Cannaregio, l'osteria Ai 40 ladroni, finito sotto processo con l'accusa di prostituzione minorile.
La sentenza è stata emessa dal giudice Gilberto Stigliano Messuti a conclusione di un processo celebrato con rito abbreviato, e dunque con lo sconto di un terzo della pena. Il pm Alessia Tavarnesi aveva concluso la sua requisitoria con una richiesta più mite: un anno. Al processo i familiari della vittima si sono costituiti parte civile con l'avvocato Damiano Danesin.
L'episodio risale al 2015. Un quindicenne di buona famiglia pubblica un'inserzione su un sito internet mettendosi a disposizione per incontri a scopo sessuale, ricevendo tempo decine e decine di risposte. Seguono messaggi e telefonate con uno degli interlocutori, con il quale il ragazzino poi si incontra alla stazione ferroviaria di Mestre dove sale a bordo della sua vettura e, dopo la prestazione, riceve 50 euro.
Poche ore più tardi, però, il padre scopre tutto guardando il suo telefonino e scatta l'inchiesta. Il ragazzo assicura che è stata la prima e l'unica volta, ma in realtà ci sarebbe stato un precedente annuncio. Le forze dell'ordine simulano un'altra richiesta di appuntamento chiamando lo stesso numero telefonico a cui si era rivolto il quindicenne e risponde il ristoratore, a carico del quale scattano una perquisizione ed un sequestro.

Nel corso delle indagini e del processo l'imputato si è difeso con determinazione respingendo ogni addebito e assicurando di non avere nulla a che fare con questa vicenda. Da un lato evidenziando come il quindicenne non lo abbia riconosciuto quando gli sono state mostrate le sue fotografie; dall'altro spiegando che il numero di cellulare contattato dal minorenne e poi dagli investigatori è in uso a più persone all'interno del ristorante e, di conseguenza, potrebbe essere stato qualcun altro a prendere appuntamento con il quindicenne. Sulla base di queste discrepanze il suo difensore si è battuto per ottenere l'assoluzione piena da ogni accusa. Ma, secondo il giudice, gli elementi raccolti dalla Procura sono convergenti nell'indicare una responsabilità del ristoratore. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni. La sentenza di condanna potrà essere impugnata in appello.
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Il Gazzettino