«Servizi carenti? Un'addizionale Irpef sui redditi alti»

«Servizi carenti? Un'addizionale Irpef sui redditi alti»
IL CONFRONTOVENEZIA Il primo a lanciare l'idea è stato Christian Ferrari, segretario generale della Cgil: «Stride un Veneto tax-free, quando ci sono criticità. Perché non...

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IL CONFRONTO
VENEZIA Il primo a lanciare l'idea è stato Christian Ferrari, segretario generale della Cgil: «Stride un Veneto tax-free, quando ci sono criticità. Perché non pensare a un'addizionale Irpef sui redditi più alti?». Proposta prontamente rilanciata da Stefano Fracasso, capogruppo regionale del Pd: «Siamo assolutamente favorevoli». Ma di fronte a quella che ha definito «una provocazione», l'assessore veneta Manuela Lanzarin ha subito chiuso la porta: «Non metteremo mai le mani nelle tasche dei cittadini, piuttosto faremo un confronto serrato con il Governo sui fondi». È la discussione che ieri a Mestre ha animato il confronto sul sistema sociosanitario promosso dal sindacato.

IL QUADRO
Quello emerso è un quadro estremamente disomogeneo e critico. «Siamo molto preoccupati dello stato della sanità veneta che pure ha ancora delle buone performance se comparata con altre regioni commenta Paolo Righetti delle segreteria Cgil del Veneto ma c'è un arretramento generale dimostrato dalla carenza cronica di personale medico ed infermieristico che avvantaggia la sanità privata e dalla riduzione dei posti letto, sia nelle strutture ospedaliere che in quelle intermedie. Lo studio condotto dall'Ires evidenzia anzitutto come i territori più disomogenei, che registrano una maggiore pressione della domanda, siano quelli che hanno ereditato le irrisolte debolezze delle vecchie aziende sanitarie locali. Le maggiori criticità coinvolgono i territori con il più alto tasso di invecchiamento della popolazione (Verona, Venezia, Rovigo) e, di conseguenza, con il maggior carico di patologie e di cronicità.
LA PRIVATIZZAZIONE
Il rapporto non smentisce l'allarme lanciato dalla Cgil che parla di una «strisciante privatizzazione», tale da costringere la popolazione più indigente a rinunciare a curarsi. «Ma non va nemmeno sopravvalutato chiarisce Vincenzo Rebba dell'Università di Padova in quanto si tratta di un trend in linea con gli altri Paesi europei che pure possiedono ancora buoni sistemi sanitari pubblici pur avendo subito considerevoli tagli di risorse pubbliche. Un esempio è il caso dell'Ulss 3 Serenissima, che sconta ancora i problemi di bilancio derivanti dal gravoso costo del project financing realizzato per l'Ospedale dell'Angelo di Mestre».
SUL TERRITORIO

L'analisi evidenzia il ritardo nell'attuazione delle strutture intermedie (ospedali di comunità, hospice) e delle medicine di gruppo integrate. Sarebbe proprio lo scarto tra obiettivi e realizzazione, secondo la Cgil, il limite maggiore del Piano sociosanitario regionale. Diversa la lettura dell'assessore Lanzarin: «Non c'è stato un taglio dei posti letto ma una riorganizzazione interna in base alle esigenze della popolazione che invecchia, mentre con l'ultimo Piano sono state potenziate sia la parte riabilitativa che le strutture intermedie. E la carenza di personale medico non dipende dalla mancanza di risorse ma dagli errori fatti in passato nella programmazione universitaria che oggi sta causando una grande difficoltà nel reperire personale medico specializzato».
Paolo Guidone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino