«Serve molto coraggio per battere l'illegalità»

«Serve molto coraggio per battere l'illegalità»
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IL LIBRO
Ribellarsi perchè la legge sia rispettata. Andrea Franzoso, veneziano di Cavarzere, 41 anni, una vita che è un'avventura - da ufficiale dei carabinieri a funzionario di Ferrovie nord, passando per il noviziato dai gesuiti - racconta la sua storia in un libro dedicato ai ragazzi, #Disobbediente! Essere onesti è la vera rivoluzione (De Agostini).

Fu lui, tra il clamore mediatico e il successivo feroce isolamento a cui venne condannato, a denunciare Norberto Achille, il suo presidente, che aveva sfilato dalle casse della società ferroviaria qualcosa come 400 mila euro, tra multe prese dal figlio, vestiti firmati e rimborsi di bollette telefoniche, anche della moglie.
Ha avuto il coraggio di presentare un esposto, con nome e cognome, contro il Grande Capo per svelarne il malaffare celato dall'omertà. È stato il primo whistleblower, cioè colui che segnala gli illeciti nel posto di lavoro. Perchè oggi rivolgersi a giovanissimi lettori?
«Mi hanno chiamato in tante scuole a raccontare la mia vicenda - afferma Franzoso -, dalle primarie alle superiori, da Nord a Sud. Con i ragazzi c'è stata subito grande empatia, mi ascoltavano anche con gli occhi. Gli stessi insegnanti mi hanno spinto a scrivere un libro che fosse destinato agli studenti, e non solo. Se vogliamo cambiare una certa mentalità e costruire un'etica pubblica, bisogna partire dai banchi di scuola».
Da cosa restano attratti i ragazzi?
«Hanno fame di autenticità e di storie vere. Non vogliono maestri ma testimoni. Rimangono spesso colpiti dal fatto che io abbia denunciato il presidente senza schermarmi dietro l'anonimato. Un gesto a viso aperto, in una caserma dei carabinieri. Ci ho messo il cuore, questo il mio ardire. Ma restano anche impressionati dai colleghi che allora mi voltarono le spalle».
Nel libro parla di paura, l'ultimo personaggio, invisibile ma ingombrante, il nemico peggiore del protagonista.
«Sì, il timore di buttare tutto all'aria per una denuncia, di perdere lavoro, sicurezze, amici, di essere giudicato. La paura è un ospite che tutti noi abbiamo. Più che vincerla, dico ai ragazzi, bisogna imparare ad affrontarla. Occorre avere lo sguardo alto, il coraggio di superare gli ostacoli e avanzare. Ci si riesce se hai un amore più grande. Una passione. E la paura si rivela un bluff. Eppure è l'arma principale dei bulli e dei disonesti: senza i nostri timori vengono disarmati. Se capiamo questo, non è così assurdo pensare di potere cambiare la mentalità malata del nostro Paese, di potere sradicare la pratica dell'illegalità e del silenzio. Penso a un futuro in cui non sia più necessario disobbedire per fare rispettare la legge».
Qual è stato il momento più difficile che ha vissuto nella sua battaglia?
«Abituarmi a incontrare la mediocrità. Riesci a difenderti dal cattivo, dagli ignavi no. L'indifferenza è tra i mali peggiori. Nel mio libro parlo delle comparse, quelli che fanno finta di non vedere e non sapere, che piuttosto che alzare la testa la nasconderebbero nella sabbia. Quando denunciai il presidente, in molti mi isolarono».
Ora che Achille è stato condannato per truffa e peculato, lei è rientrato nella società da cui si era dimesso.
«Adesso faccio l'autore televisivo. Ma mi hanno chiamato nel consiglio di amministrazione di Trenord, costituita da Trenitalia e Ferrovie nord. Sulle prime ero incerto, poi ho accettato».
Un whistleblower al posto di comando.

«Per il presidente Anac Raffaele Cantone, se oggi esiste la legge a tutela dei lavoratori che segnalano irregolarità è anche per merito del clamore suscitato dalla mia storia. È la cosa che mi rende più orgoglioso».
Donatella Vetuli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino