Seguono la madre, preso il rapinatore

Seguono la madre, preso il rapinatore
SPINEAA inchiodarlo è stato il Dna che gli esperti del Ris hanno isolato in uno dei cacchi da motociclista abbandonati, con giubbotti e motorino dalla parti di Dolo, subito dopo...

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SPINEA
A inchiodarlo è stato il Dna che gli esperti del Ris hanno isolato in uno dei cacchi da motociclista abbandonati, con giubbotti e motorino dalla parti di Dolo, subito dopo il colpo alla sala slot Admiral di via Roma a Spinea, messo a segno a fine settembre 2019. A condurre le indagini i carabinieri del Norm di Mestre che sul tavolo del pm hanno portato la ricostruzione di tutti i suoi movimenti ottenuta anche con l'incrocio dei tabulati e l'aggancio delle celle telefoniche. Prove giudicate sufficienti dal gip per emettere, a inizio mese, l'ordinazia di custodia cautelare per concorso in rapina e sequestro di persona. Ma Robert Octavian Radion, ventenne romeno domiciliato a Favaro, era latitante da inizio febbraio, da quando cioè era evaso dai domiciliari cui era ristretto per una condanna passata in giudicato per reati contro il patrimonio commessi a Roma quando era ancora minorenne. Così a dargli la caccia si sono trovati sia i militari della stazione di Favaro sia i colleghi del Radiomobile della compagnia.

LA CATTURA
Lo hanno stanato all'alba di ieri in un appartamento sempre a Favaro preso in affitto mostrando dal padrone di casa documenti d'identità falsi, di cui dovrà rispondere davanti al giudice. A quell'indirizzo, non molto lontano dall'abitazione nella quale viveva con alcuni familiari fino alla scomparsa, gli investigatori sono arrivati seguendo la madre che con tutte le accortezze del caso gli portava da mangiare.
Quando gli uomini dell'Arma hanno bussato alla sua porta, ha tentato di negarsi, dicendo che si sbagliavano, che non era lui. Tutto inutile. Arrestato anche per evasione, è stato portato in carcere. La sua posizione si è aggravata all'esito della perquisizione domiciliare e del materiale sequestrato: oltre tre chili di marijuana, una Beretta calibro 7.65 con matricola abrasa e 25 munizioni, un passamontagna, patente di guida contraffatta, un bilancino e circa 650 euro in contanti. La pistola sarà sottoposta a perizia balistica per accertarne la provenienza e soprattutto se è stata utilizzata in altr circostanze criminali. Non si sa se sia la stessa che ha puntato in faccia alla cassiera della sala scommesse che poi ha rinchiuso nello spogliatoio, per fuggire insieme ai complici con qualche centinaio di euro, dato che la cassaforte a tempo ha resistito ai tentativi di scasso.

Monica Andolfatto
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Il Gazzettino