segue dalla prima pagina Già si parla di prestiti più o meno forzosi

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Già si parla di prestiti più o meno forzosi allo Stato, o di altri prelievi dalla ricchezza dei cittadini. La verità è che il bilancio dello Stato non è nelle condizioni di sostenere perdite elevate sulle garanzie prestate. Tanto è vero che la gestazione del decreto per fornire liquidità alle imprese si è impantanato per diversi giorni proprio sul livello della garanzia pubblica da fornire alle banche. I ministri del Movimento Cinque Stelle, spinti soprattutto dal titolare dello Sviluppo Economico, hanno fatto di tutto perché la garanzia pubblica fosse fissata al 100%. Le strutture del ministero dell'Economia, e lo stesso ministro Roberto Gualtieri, hanno provato a disinnescare in tutti i modi quella che ritenevano, e ritengono, una mina piazzata sotto i conti pubblici. Ma la decisione arrivata in zona cesarini da parte della Commissione europea di permettere agli Stati la garanzia completa dei prestiti, ha spezzato le ultime resistenze del Tesoro. L'auspicio è che qualche paletto riesca a inserirlo nella versione finale del provvedimento. Per esempio, dare la possibilità al Fondo centrale - deputato a fornire le garanzie - di effettuare una valutazione la più seria possibile sull'impresa richiedente. Naturalmente meglio sarebbe che a effettuare l'esame delle aziende richiedenti siano le banche, le quali posseggono strumenti più adatti per stimare il merito di credito: per questo sarebbe assai più logico che lo Stato si incaricasse di garantire il 90% del credito lasciando alla banca il rischio sul 10% restante. Difficile prevedere l'entità dei denari che le aziende chiederanno al sistema, si è parlato di somme complessive oscillanti fra 200 e 300 miliardi. Cifre da far tremare i polsi anche in situazioni normali, sarebbe perciò auspicabile che il governo decidesse di tenere fuori dalla misura straordinaria almeno le imprese unlikely to pay, quelle che - come abbiamo spiegato - molto probabilmente non restituiranno quanto preso a prestito. In caso contrario, quella che è nata come operazione cruciale di sostegno a un'economia in caduta libera diverrebbe il presupposto per arricchire ulteriormente i soliti furbi a spese del contribuente.
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Il Gazzettino