«Il dato è drammatico». Con queste parole anche il Comune di Pordenone prende coscienza di un quadro del reale drasticamente modificato rispetto al recente passato e lancia di...
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Le autorità politiche e le forze di polizia annunciano battaglia e la richiesta arriva anche dagli istituti scolastici stessi. È la viva voce dei primi testimoni del fenomeno. Parla così, ad esempio, la dirigente del liceo Grigoletti, Ornella Varin: «All'interno dell'istituto - spiega - non possiamo dire di ravvisare un'attività di spaccio, ma abbiamo forti sospetti che ciò accada regolarmente appena oltre il nostro cancello. Vediamo con i nostri occhi alcuni ragazzi, che non fanno parte della scuola ma che spesso entrano anche nel perimetro del liceo. Il contatto è prossimo alla scuola, ma esula dal nostro controllo». Diverso, e più analitico, l'approccio della dirigente del Kennedy, Antonietta Zancan: «Nel sentire comune - accusa - c'è un clima di tolleranza nei confronti di quelle che vengono considerate come droghe leggere, mentre non esistono sostanze leggere o pesanti. È bene che tutti alzino ulteriormente la guardia per contrastare il fenomeno». Gli sportelli psicologici interni alla scuola e i vari programmi che puntano a combattere le fragilità giovanili vanno avanti e i presìdi all'interno degli istituti limitano il fenomeno dello spaccio interno, ma basta uscire dal cancello, incontrare la persona giusta e il castello di regole crolla.
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Il Gazzettino