Nel fisco del futuro non serviranno più gli attuali registratori di cassa che emettono scontrini e le ricevute fiscali, perché gli strumenti di pagamento tracciabili e la...
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Nell'aggiornamento del Def il ministero dell'Economia esplicita le ragioni che hanno spinto il governo far slittare di un anno il conseguimento del pareggio di bilancio, chiedendo quindi alla Ue e al Parlamento una nuova deroga, in nome della situazione eccezionale di crisi economica e dell'impegno a fare riforme strutturali. Il ministro Padoan ricorda che «in termini cumulati, la caduta del Pil in Italia è superiore rispetto a quella verificatasi durante la grande depressione del '29». Ma le cose non vanno bene anche negli altri Paesi, per cui «l'area dell'euro è a un bivio» e si rischia «una spirale di stagnazione e deflazione». Di fronte a questo quadro la scelta è quindi «rallentare il percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio (obiettivo di medio periodo)». Ecco quindi che il prossimo anno il deficit in rapporto al Pil salirà dal 2,2 al 2,9 per cento, liberando uno spazio d manovra di circa 11 miliardi. Serviranno - insieme ai proventi della revisione della spesa e del riordino delle agevolazioni fiscali - a finanziare la manovra per il prossimo anno, che comprende la conferma del bons Irpef, l'incremento degli sgravi a favore delle imprese, i maggiori stanziamenti per gli ammortizzatori sociali e per la scuola, l'allentamento del Patto di stabilità a beneficio degli enti locali. Insieme al disavanzo crescerà l'incidenza del debito, anche a causa del minor apporto delle privatizzazioni (appena 4,5 miliardi quest'anno di cui in realtà 3 derivanti dai rimborsi dei bond Mps). Nel 2015 il miglioramento dei conti in termini strutturali sarà limitato allo 0,1 per cento, mentre la convergenza verso gli obiettivi riprenderebbe dal 2016. Per blindare questo impegno di fronte alla Ue il governo dovrà inserire la clausola di salvaguardia nella legge di stabilità: se le altre misure non funzioneranno scatterà un aumento di Iva e imposte indirette pari a 12,4 miliardi, destinato poi a crescere ulteriormente.
Molto più incerti, o comunque difficili da quantificare, sono i proventi della lotta all'evasione fiscale nei prossimi anni. Nella relazione appena approvata il governo valuta in 91 miliardi annui il volume delle imposte sottratte allo Stato. Quest'anno si stima un recupero pari a circa 11 miliardi: la differenza rispetto al consuntivo 2013, pari a 313 milioni, è la somma destinata al Fondo per la riduzione della pressione fiscale. Il governo vuole archiviare per sempre la stagione dei condoni: la strategia di contrasto all'evasione per i prossimi anni punta tutto sulla tracciabilità dei pagamenti e sulla trasmissione telematica dei corrispettivi da parte dei commercianti. La prospettiva, si legge nella relazione è «l'abbandono di alcuni strumenti risultati inefficaci (come i misuratori fiscali e le ricevute fiscali), con minori oneri per le imprese ed il progressivo abbandono di controlli massivi sul territorio da parte dell'amministrazione finanziaria».
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Il Gazzettino