I genitori e la sorella di Tamara Gobbo, la ragazza di Albignasego uccisa 20 anni fa insieme all'amica Diana Olivetti da un pastore macedone mentre stava facendo un'escursione sul...
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Quasi nove chilometri lungo il sentiero delle signore, che Cesare e Fiorenza Gobbo hanno voluto risalire da soli insieme alla figlia Silvia, per tenere vivo il ricordo di Tamara e Diana vittime della furia assassina di Alivebi Hasani, che le uccise dopo aver cercato di abusare di una di loro.
Per la famiglia Gobbo è stata quasi una via crucis fino al cippo dove ha recitato alcune preghiere prima di riprendere la strada del ritorno. Con loro non c'erano i genitori di Diana Olivetti, Alfio e Gabriella che, a causa dell'indisponibilità di auto fuoristrada dei carabinieri del corpo forestale impegnate in queste ore per arginare il vasto incendio che si è sviluppato sul monte Morrone, saliranno sul luogo della tragedia nei prossimi giorni, molto probabilmente martedì.
Una tragica vicenda che viene ricordata come il delitto del Morrone e che fa parlare e discutere ancora a distanza di tanto tempo. Anche perché la storia presenterebbe molti buchi neri.
Dopo essere stato condannato al carcere a vita e aver trascorso una decina di anni nelle carceri italiane, tra cui quello di Padova, Hasani, è stato riportato in Macedonia per scontare il resto della pena. Buchi neri che hanno spinto il procuratore della Repubblica del tribunale di Sulmona, Giuseppe Bellelli, a studiare a fondo il caso. Tanto che nel settembre dello scorso anno, è salito fino al bosco di Mandra Castrata, accompagnato dal sostituto procuratore Aura Scarsella - che all'epoca seguì il caso - per rendersi conto di persona di quello che era stato lo scenario della tragedia. E lo stesso procuratore non ha escluso che in presenza di clamorose novità, il caso possa essere riaperto.
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Il Gazzettino