Santa Caterina, allestimenti rivoluzionati

Santa Caterina, allestimenti rivoluzionati
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LA NOVITÀ
TREVISO Per diversi giorni la chiesa di Santa Caterina è rimasta chiusa al pubblico, ma ieri, alla riapertura, si è svelato il mistero ed è stata un'enorme sorpresa vedere la nuova distribuzione delle opere conservate.

SORPRESA
La navata della chiesa è ora nettamente divisa in due parti, quasi voler riproporre l'originaria suddivisione medievale scandita dal tramezzo, che divideva la parte dedicata ai laici da quella per i monaci. La metà verso il portale d'ingresso resta adibita ad Auditorium, mentre la parte verso le absidi è ora ben distinta con dei pannelli. Nella parte centrale dell'aula infatti, viene idealmente suggerita la forma della cappella che doveva ospitare in origine il celebre ciclo pittorico con le Storie di Sant'Orsola dipinto, alla metà del Trecento, da Tomaso da Modena, nella cappella laterale della chiesa di Santa Margherita. Le due file contrapposte con i riquadri delle Storie sono state infatti chiuse da un lato con un pannello che riproduce nella forma una lunetta a sesto acuto della cappella affrescata, su cui vi è stato collocato il frammento con la Madonna dell'Annunciazione assieme ad alcune porzioni dei raffinati fregi che completavano la decorazione.
RIUNITI
Dalla parte opposta, sopra e sotto il grande affresco che presenta Orsola in Gloria, sono stati collocati gli altri frammenti che finora per motivi di spazio erano stati tenuti separati: la Madonna e il Bambino, purtroppo molto rovinato, e un lacerto della Crocifissione. Seppur frammentario ora si ha una visione completa, che permette di cogliere il vero senso della straordinaria narrazione pittorica realizzata da Tomaso, che con grande modernità ha saputo restituire con vivezza le vicende, la drammaticità dei momenti, soffermandosi su dettagli o note curiose, come la compagna di Orsola che ha con se il suo cagnolino.
PRECEDENTI

La musealizzazione e la disposizione di questi affreschi ha interessato a lungo gli esperti e addetti ai lavori, tantissime idee e progetti si sono succeduti in tanti anni, da quando il Bailo con i suoi aiutanti nel 1883 li staccò da Santa Margherita, con un'impresa diventata celebre. Portati prima al Museo in Borgo Cavour, solo nel 1979 in occasione della antologica su Tomaso entrarono in Santa Caterina. Il momento decisivo è stato l'anno scorso quando, in occasione del riallestimento della Pinacoteca, la commissione scientifica (Maria Elisabetta Gerhardinger, Emilio Lippi, Andrea Bellieni, Enrica Cozzi, Sergio Marinelli, Eugenio Manzato) ha espresso la volontà di ridare il più possibile al ciclo tomasesco la sua originaria connessione, affidando così l'incarico all'architetto Marco Rapposelli di Studiomas di Padova di studiare una disposizione degli affreschi che superasse da un lato la frammentazione della lettura, e dall'altro le interferenze, visive e logiche, con gli affreschi alle pareti della navata di Santa Caterina. L'allestimento scelto, con l'approvazione della Soprintendenza e condiviso con l'assessore Lavinia Colonna Preti, è stato realizzato dalla ditta Harmoge di Villorba e dal restauratore Antonio Costantini.
Chiara Voltarel
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Il Gazzettino