Sanità, è polemica sulla sforbiciata

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UDINE Le regioni, alle prese con bilanci sanitari in rosso, devono fare i conti anche con l'impennata della spesa per i dispositivi medici. I tagli in sanità sono spesso dolorosi, ma in alcuni casi necessari. Se una sforbiciata può risvegliare vecchie polemiche, quella ai dispositivi medici sembra quanto meno obbligatoria. Sull'argomento preoccupazioni e accuse all'esecutivo arrivano dal Movimento 5 Stelle. I tagli sulla spesa per il personale rischiano di mettere in ginocchio la sanità pubblica e trasferire l'erogazione delle prestazioni ai privati. Così, il consigliere regionale Andrea Ussai anticipando che i pentastellati hanno chiesto ufficialmente di discutere, nella Commissione regionale competente, la delibera che illustra le Linee annuali per la gestione del servizio sanitario e sociosanitario per il 2019. Crediamo - spiega Ussai - che sia urgente un confronto con assessore e sindacati sulle diverse criticità emerse nella delibera che stabilisce gli obiettivi, i risultati attesi, nonché le risorse a disposizione degli Enti del servizio sanitario regionale. La prima criticità - continua - riguarda i numerosi tagli: dalla spesa per il personale (-1%) a quella per i dispositivi medici (-3%). Una spending review che continua da anni. Quanto ai dispositivi, però, la spending serve a ridimensionare lo sforamento del tetto di spesa che ha portato il Friuli Venezia Giulia a essere maglia nera fino alla fine del 2017, tutto sommato poco più di uanno fa. In attesa dei dati del 2018, giova ricordare che in regione i dispositivi medici sono da anni una spina nel fianco per il sistema sanitario regionale e che si parli di contenimento di costi e spese, di riduzione o razionalizzazione, il concetto rimane sempre lo stesso: risparmiare su aghi, siringhe e disinfettanti. Nel 2017 la spesa per i dispositivi era arrivata a superare i 172 milioni di euro anziché fermarsi a 99 milioni rispettando il tetto di spesa del 4,4% sul totale della spesa sanitaria regionale. Il risultato è stato di uno scostamento del 73,9% ( a fronte della media nazionale del 21,4%) per oltre 130 milioni. Numeri da ridurre insomma e la spending, non prevede tagli lineari, quindi le aziende possono giocare su alcuni fattori produttivi, ovviamente laddove non ci siano gare centralizzate. I 5Stelle, però, sembrano maggiormente concentrati sui tagli al personale e snocciolano esempi dall'Azienda triestina dove nel solo 2018 si è avuto un risparmiato sulle assunzioni di circa 1 milione di euro, con una carenza di infermieri pari a 120 unità, la riduzione di 43 dipendenti amministrativi. La nostra preoccupazione - prosegue Ussai - è che il perdurare dei tagli al personale, in un quadro di organici già in sofferenza, possa mettere in ginocchio la sanità pubblica, spianando la strada al trasferimento dell'erogazione delle prestazioni ai privati. Un altro punto critico - osserva ancora - riguarda la valutazione della produzione delle Azienda sanitarie, secondo la delibera non allineata con la crescita del numero di personale dipendente. Vorremmo capire in base a quali parametri e con quale modalità si è misurato questo calo di produttività e soprattutto dove sono andati a finire i finanziamenti al comparto sanità che, come afferma lo stesso assessore Riccardi, sono cresciuti di 200 milioni di euro negli ultimi due anni.

Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino