San Marco, ultimatum al Mose «Fare presto, Basilica a rischio»

San Marco, ultimatum al Mose «Fare presto, Basilica a rischio»
ACQUA ALTAVENEZIA Dev'essere dura fare tutto il possibile per tenere il più lontano possibile la Basilica di San Marco dall'acqua e constatarne la precarietà ogni volta che la...

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ACQUA ALTA
VENEZIA Dev'essere dura fare tutto il possibile per tenere il più lontano possibile la Basilica di San Marco dall'acqua e constatarne la precarietà ogni volta che la marea supera gli 89 centimetri. È quello che accade ormai da tempo al Primo Procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin, guardando i marmi e i mosaici del nartece, attaccati dalla salsedine che arriva e non se ne va. Ieri è stato il secondo giorno di una settimana acqua alta sostenuta e la domanda è sempre quella: quando si capirà se il Mose funziona oppure no?

«Diciamo che sabato - commenta Tesserin - l'acqua è stata più clemente di ieri. Lo sapevamo perfettamente che il nartece si sarebbe inondato, ma sappiamo che, grazie agli interventi fatti, invece che 180 volte l'anno esso andrà sotto 10-20 volte l'anno. Se il nostro compito è tutelare la Basilica, in questo momento siamo nella condizione di avere la certezza che non siamo in grado di farlo. E vorrei che questa consapevolezza fosse fatta propria da tutte le istituzioni».
Per Tesserin, il punto fondamentale è proprio il Mose, di cui si sa sempre troppo poco e spesso solo dai giornali.
CI SERVONO CERTEZZE
«La problematica che registriamo - continua - è che noi tutti viviamo l'acqua alta come un fatto naturale e non siamo portati a pensare domani cosa potrebbe succedere. Eppure, ce lo hanno spiegato dal Centro maree che la previsione si muove in un ambito di incertezza. Il disastro potrebbe essere domani perché nessuno può sapere quando ci saranno le condizioni ideali. Proprio per questo, a distanza di oltre 50 anni non possiamo trovarci di nuovo a dire, dopo che sarà accaduto, e adesso cosa facciamo?».
La preoccupazione di Tesserin riguarda il Mose.
«Ho letto di queste vibrazioni negli impianti durante le prove - prosegue - spero che sia una situazione facilmente superabile. Ma noi siamo sempre nella condizione di non sapere niente. Vorrei che a fronte di una prova non realizzata venissero comunicati alle istituzioni deputate condizioni e tempi per superare l'anomalia, di che entità è stata eccetera. Ci sarà un momento in cui ci diranno tra un anno entra in funzione. E invece no. Dopo 5 anni non ci dicono ancora se funzionerà oppure no».
Per il Primo Procuratore, le soluzioni finora adottate per tenere all'asciutto la Basilica sono abbastanza efficaci, ma non lo saranno in futuro.
NON ABBIAMO TEMPO

«Per arrivare al momento ci abbiamo messo 50 anni, e se non va ne aspettiamo altri 50? Ormai è un dato acquisito che nel 2050, cioè domani, il mediomare potrebbe crescere di 35 centimetri. Ringraziamo tutti quelli che ci hanno aiutato a realizzare l'impermeabilizzazione del nartece. Ma non è questa la soluzione. Le condizioni che abbiamo riscontrato sui marmi del nartece che abbiamo restaurato e che mostreremo presto, apriranno gli occhi a molti. Noi cittadini - conclude - abbiamo bisogno di vedere questo Mose in funzione, con le paratoie tutte su. Poi possiamo anche attendere. Ma per un periodo determinato, non altri 50 anni».
Michele Fullin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino