«Rubens Pizzo come Libanese» Le querela va in archivio

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GUERRA DELLA MOVIDA

ROVIGO «Roma aveva il Libanese, Rovigo ha Rubens». Questa frase, scritta a pennarello su un cartello che era stato messo a disposizione di clienti e passanti durante le aperture serali del negozio di Alberto Borella, consigliere comunale oggi indipendente, era finito al centro di una polemica ed era poi sfociato in una denuncia da parte di Rubens Pizzo, al tempo organizzatore delle serate del giovedì in piazza Garibaldi, visto che il cartello in questione era stato poi esposto in vetrina all'interno del negozio. L'appellativo di Libanese, infatti, era un chiaro riferimento al personaggio, di Romanzo criminale, il libro ispirato alla banda della Magliana. Un affronto che Pizzo, assistito dall'avvocato Michele Brusaferro, che caso vuole fosse stato eletto in consiglio comunale nella lista Obiettivo Rovigo di cui faceva parte anche Borella, entrato in consiglio proprio perché Brusaferro era stato chiamato in Giunta come assessore, fino alle sue dimissioni nel maggio di due anni fa. Dopo la denuncia di Pizzo, che fra l'altro gestisce insieme al consigliere comunale di Forza Italia Giacomo Sguotti il Corsopolitan, Borella era stato indagato per diffamazione. Ma il giudice per le indagini preliminari Silvia Varotto ha deciso per l'archiviazione, così come chiesto anche dal pm, non ritenendo provato che Borella, che era in vacanza e si era poi scusato, facendo rimuovere la scritta, avesse scritto personalmente la frase o l'avesse notata, e valutando che la sua interrogazione contro la movida non fosse un elemento tale da provare il dolo.
F.Cam.
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Il Gazzettino