ROMA - Le date non sono del tutto casuali: la sfida del governo all'Europa non viene

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ROMA - Le date non sono del tutto casuali: la sfida del governo all'Europa non viene lanciata soltanto all'inizio dell'estate che, appena arrivata, ha già fatto crescere in modo...

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ROMA - Le date non sono del tutto casuali: la sfida del governo all'Europa non viene lanciata soltanto all'inizio dell'estate che, appena arrivata, ha già fatto crescere in modo preoccupante il numero degli sbarchi. L'ipotesi di chiudere i porti a tutte le navi e bloccare il sistema di accoglienza prende consistenza all'indomani dei ballottaggi, quando il sistema è già al collasso e il nuovo fronte di scontro con i sindaci appena eletti costituisce una certezza per il governo. E non è un caso neppure che il Viminale abbia scelto la via più ufficiale per la comunicazione all'Ue, quella diplomatica, invece di quelle politiche dei vertici europei, finora risultati infruttuosi.

Non c'è ancora una direttiva, ma, a fronte della replica della commissione, che non sembra intenzionata a dare risposte concrete in tempi brevi, il governo non pare disposto a fare marcia indietro, pronto anche ad accettare un'eventuale procedura di infrazione. Le modifiche al Trattato di Dublino, richieste da anni, non sono arrivate, i ricollocamenti sono falliti e l'emergenza continua ad essere tutta italiana. Non si nega il soccorso ma l'accoglienza. L'ipotesi è che le navi delle ong europee sbarchino nei porti di origine i migranti soccorsi, del resto, le nostre coste non sono neppure le più vicine alle acque libiche.
Ai migranti non verrebbe negato il soccorso: nel rispetto dei trattati internazionali, riceverebbero cure mediche e cibo, sulle navi che li hanno salvati, al momento in maggioranza gestite da organizzazioni non governative. Ma per le imbarcazioni delle ong l'attracco nei nostri porti e il diritto di sbarcare altre migliaia di persone non sarebbe più automatico. Del resto sono i porti maltesi i più vicini alle acque libiche. Sul piano del diritto, dunque, l'Italia, potrebbe fare valere le sue ragioni, considerando la territorialità delle navi in mare.
Davanti alle coste libiche, che vanno da Zuara a Misurata e da dove partono oltre il 90% dei migranti sbarcati in Italia, ci sono ogni giorno decine di navi militari e imbarcazioni delle Organizzazioni non governative. Al momento sono attive due missioni militari per la sicurezza. Sono una decina, invece, le imbarcazioni gestite da organizzazioni non governative. Nel 2016, le Ong hanno recuperato complessivamente 46.796 migranti, più del doppio di quanti ne avevano soccorsi l'anno precedente (20.063). E nei primi 4 mesi del 2017 hanno salvato 12.646 persone, il 35% del totale. Il resto degli interventi sono stati fatti da mercantili (16%), Guardia Costiera italiana (29%), Marina Militare (4%), Frontex (7%) e Eunavformed (9%). Frontex ne ha tratte in salvo nel 2016 13.616.

Intanto, i numeri in crescita (le persone ospitate dalle strutture italiane sono al momento 180mila) hanno già portato a una revisione al rialzo del piano di accoglienza per il 2017: se a inizio anno si era parlato di un progetto per sistemare 200mila persone, già ora si è alzata l'asticella a 220mila.
V.E. - S.M.
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Il Gazzettino