ROMA - C'erano almeno cinque ufficiali della polizia egiziana vicino a Giulio Regeni la sera del 25 gennaio scorso, giorno in cui il giovane ricercatore italiano scomparve da Il...
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La presenza dei cinque poliziotti sia alla stazione della metropolitana vicino a casa Regeni, sia in quella del centro città dove l'italiano scese per incontrarsi con alcuni conoscenti sarebbe stata documentata dall'analisi delle celle telefoniche. Inoltre, uno degli ufficiali che il 25 gennaio era vicino a Regeni nelle ore della sua scomparsa sarebbe stato presente sull'autostrada per Alessandria d'Egitto il 3 febbraio successivo, cioè nel giorno e nel luogo in cui il cadavere di Regeni venne poi ritrovato.
Lo sviluppo dell'inchiesta condotta dalle autorità del Cairo dopo un accordo di collaborazione con l'Italia farebbe piazza pulita delle strampalate ipotesi investigative con cui, nei mesi immediatamente successivi la morte del ricercatore italiano, si cercò di far ricadere la responsabilità della sua morte su un gruppo di criminali rimasti uccisi in un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine.
La rivelazione arriva però nel giorno in cui la Corte d'Assise del Cairo ha respinto l'appello presentato dalla difesa dell'attivista Ahmed Abdallah, consigliere della famiglia Regeni, e ha confermato la custodia cautelare in carcere per altri 45 giorni. Abdallah, presidente del consiglio d'amministrazione della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf), è accusato di attività sovversiva e partecipazione a manifestazione non autorizzata. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino