Rispondono in 370 all'appello di aiutare la Città della Speranza

Rispondono in 370 all'appello di aiutare la Città della Speranza
L'appello di Luigi Costa con la moglie Valeria e il figlio Daniele referente di zona per la fondazione Città della Speranza, è stato accolto da 370 persone. Si è trattato di...

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L'appello di Luigi Costa con la moglie Valeria e il figlio Daniele referente di zona per la fondazione Città della Speranza, è stato accolto da 370 persone. Si è trattato di un appuntamento gastronomico al ristorante "Argentina" di Breganze, dove alla fondazione è andato il 20% del totale. Alla serata erano presenti i responsabili del direttivo con la presidente Stefania Fochesato, il presidente onorario e responsabile della "Torre" Franco Masello, i rappresentanti della Regione Toniolo e Finozzi, i sindaci di zona i cui comuni sono gemellati con la Fondazione. Qual è lo scopo della serata? Lo abbiamo chiesto alla presidente. «Siamo impegnati», risponde la Fochesato, da 2 anni alla presidenza della fondazione, «a raccogliere fondi per sostenere i 200 ricercatori che già lavorano all'Istituto di ricerca pediatrica a Padova, inaugurato un paio di anni fa. Però la potenzialità della struttura può arrivare a 400 ricercatori. Confermo che grazie alla nostra ricerca e allo sforzo dei nostri medici, ora riusciamo a salvare l'80% dei bambini ammalati di leucemia, negli anni '70 eravamo allo 0%. È uno sforzo continuo e lungimirante il nostro, sostenuto come questa sera da tantissimi volontari, da tante amministrazioni comunali, sono 128 nel Veneto, che ci mettono a disposizione gli spazi per le manifestazioni e programmano serate di formazione su volontariato. La nostra forza sono queste persone che sono qui questa sera, pronte a rispondere alla solidarietà, e persone come queste, fortunatamente sono tante».

La vostra clinica è diventata internazionale? «Non esageriamo», precisa la presidente, «il 60% dei bambini sono Veneti, il resto arriva da tutta Italia, in questi giorni stiamo curando un bambino kossovaro». Come le è venuta l'idea di creare un ospedale per bambini? Lo chiediamo al fondatore Franco Masello. «Era il 1994 - ricorda Masello - avevo un nipotino di 9 anni all'ospedale di Padova, in pediatria. Vedere quell'ospedale messo in quelle condizioni, con tanti, anzi tantissimi bambini ricoverati erano occupati perfino i corridoi, pensate che in cortile avevo visto un bambino che si faceva una flebo in auto, prima sono rimasto sbigottito e poi mi è venuta l'idea di fare qualcosa di concreto per quei poveri innocenti. Ne ho parlato con alcuni miei amici e siamo partiti. Abbiamo dato il via al primo progetto precisamente il 12 dicembre del '94. Nel '96, due anni dopo, abbiamo inaugurato il "reparto di oncoematologia pediatrica" e il day hospital. È stato il primo passo, nei primi 3 anni abbiamo raccolto 8 miliardi, e da allora siamo arrivati a 50 milioni di euro. È la vittoria della solidarietà».
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Il Gazzettino