Rigettato il ricorso, Raggi eleggibile

Rigettato il ricorso, Raggi eleggibile
ROMA - La sentenza si ferma un passo prima e non entra nel merito della validità del contratto M5S. Ma appena si diffonde la notizia della decisione del tribunale civile in loro...

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ROMA - La sentenza si ferma un passo prima e non entra nel merito della validità del contratto M5S. Ma appena si diffonde la notizia della decisione del tribunale civile in loro favore, i Cinque stelle fanno suonare le fanfare della piena conferma della linea scelta quando, ormai anni fa, il Movimento ha deciso di far firmare al sindaco Virginia Raggi e a tutti gli eletti un accordo nel quale si impegnavano a rispettare le decisioni prese dai vertici dell'organizzazione ovvero a pagare una penale che per i consiglieri comunali di Roma è di 150mila euro.

Ieri i giudici civili romani hanno rigettato in toto il ricorso presentato dall'avvocato Venerando Monello (tesserato Pd sostenuto soprattutto dalla senatrice Monica Cirinnà). Il legale aveva chiesto che il sindaco Virginia Raggi fosse dichiarata ineleggibile, perché costretta a governare sulla base di quell'accordo, e il contratto con la penale nullo. Sebbene «qualsiasi cittadino elettore» abbia diritto ad agire in giudizio se il sindaco è ineleggibile, scrivono i giudici, l'accordo firmato da Raggi al momento della candidatura non basta a definirla tale. Le cause di ineleggibilità, infatti, sono previste esclusivamente da «norme di stretta interpretazione» contenute nella legge 267 del 2000. Sull'accordo firmato dal sindaco, i magistrati specificano bene che i motivi per i quali non entrano nel merito sono addirittura due: prima di tutto, perché l'avvocato Monello aveva presentato ricorso «esclusivamente per l'accertamento della sussistenza di condizioni di ineleggibilità». Poi, e qui sta la parte più politica, perché il ricorrente «non è portatore di un concreto interesse ad agire, in quanto soggetto estraneo al Movimento 5 stelle e non sottoscrittore dell'accordo». Dunque niente da fare, anzi, il ricorrente dovrà pagare almeno 15mila euro di spese legali. E ha evitato un procedimento per calunnia solo perché la Raggi l'ha presentato «tardivamente». I 5 stelle esultano più di quanto non faccia il primo cittadino di Roma che, nella memoria presentata in tribunale, aveva lasciato intendere di essere intenzionata a rimanere al suo posto se l'accordo fosse stato annullato e ieri ha detto solo: «Tanto rumore per nulla». «Questi codici afferma uno dei legali del M5S continueranno a essere applicati nel rispetto del principio di autoregolamentazione dei partiti politici».
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Il Gazzettino