Rifila un calcione al bimbo durante la "lezione" erotica

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Continua a riservare sorprese il processo al mastro cordaio. A.C., il 45enne di Cadoneghe, gestore di numerosi locali in città, alla sbarra con l'accusa di stalking ai danni...

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Continua a riservare sorprese il processo al mastro cordaio. A.C., il 45enne di Cadoneghe, gestore di numerosi locali in città, alla sbarra con l'accusa di stalking ai danni dell'ex compagna, cui aveva fatto sottoscrivere il contratto di schiavitù, rischia nuove incriminazioni. Le deposizioni di due testimoni citate dalla vittima, una commessa 34enne residente in un comune della cintura, costituitasi parte civile con l'avvocato Paola Malavolta, avrebbero fatto emergere nuovi profili di reato. Tanto che il giudice Claudio Marassi ha sollecitato il pm d'udienza, il vpo Anna Carmen Calabria, a trasmettere in Procura i verbali delle due testimonianze.

La prima a sfilare davanti al giudice è stata Paola I. La giovane ha ammesso di aver avuto una relazione con l'imputato, assistito dagli avvocati Serena Pomaro e Fabio Capraro. Ma ha soprattutto raccontato un episodio cui ha avuto la disgrazia di assistere. Il mastro cordaio e la sua schiava si stavano esercitando nello Shibari, l'antica arte giapponese della legatura. La compagna di A.C. era stata immobilizzata con le corde a testa in giù. All'improvviso si era sentita male. Aveva avuto una specie di svenimento. Il primo ad accorrere in suo aiuto era stato il figlio della coppia, un bambino di due anni. Era stato lui a cercare di slegare la madre. Il piccolo era stato però vittima della reazione del padre che gli avrebbe rifilato un calcio. La deposizione della teste finirà sulla scrivania del pubblico ministero, che dovrà valutare la sussistenza del reato di maltrattamenti ai danni del minore.
Agghiacciante pure l'episodio raccontato da Miriam R., un'altra ragazza che ha confermato di aver avuto una breve relazione con A.C. Con il passare del tempo, era poi diventata amica della compagna dell'imputato. Una sera era andata a trovarla a casa. Sapeva che era terrorizzata e depressa per le continue scenate di A.C. Alla fine la commessa l'aveva invitata a dormire a casa sua. Erano andate a coricarsi nel letto a castello, nella cameretta del bambino. L'imputato non era in casa. Era rientrato tardi. Aveva acceso la luce della stanza. Aveva afferrato la compagna e l'aveva trascinata nella loro camera da letto sotto gli occhi attoniti dell'amica. Miriam R. ha raccontato di aver udito dei colpi fortissimi provenire dall'altra stanza e di aver sentito la 34enne piangere e singhiozzare. Avrebbe voluto probabilmente correre in suo aiuto ma A.C. aveva chiuso a chiave la porta della cameretta impedendole di uscire. Miriam R. aveva riacquistato la libertà soltanto l'indomani mattina dopo aver trascorso una notte insonne. La sua deposizione verrà trasmessa in Procura: dovranno essere valutati gli estremi del reato di sequestro di persona.

Un'altra denuncia A.C. l'ha già collezionata. A confermarlo è stato il maresciallo Fabio Fattore, comandante della stazione carabinieri di Cadoneghe. Il mastro cordaio avrebbe scritto un paio di post allusivi nella sua pagina Facebook sul conto del militare lasciando intendere che quest'ultimo conosceva la sua ex compagna ben prima delle denunce. E che si sarebbe adoperato per farlo trasferire. Fattore l'ha denunciato per diffamazione e minacce.
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Il Gazzettino